Il vernacolo di Scazzacanì

"Nel vernacolo di Scazzacanì, viene definitio burnùso un tizio che, attraverso forza bruta, facezie e facilonerìe da capobranco, riesce a sedurre le coscienze, arruffianarsi il beneplacito della gente e addirittura subornare gli addetti alle cose pubbliche, il tutto per il proprio evidente tornaconto.
Curiosamente, nonostante il fatto che i seguaci di un burnùso siano popolarmente definiti coglionazzi, l'accezione della parola è assolutamente positiva, poiché in quella regione è tenuto in gran rispetto colui riesce a ergersi sulla comunità, seppure con spregio della comunità stessa."

Dall'Italiotomachia, 1868, Nova Collectio Mundi, cit., XXV.

Ciò che non ho pubblicato e perché

E' da stanotte che mi arrovello su cosa avrei scritto oggi, eppure non sono arrivato a nessuna conclusione perseguibile. E allora, pubblico ciò che non volevo pubblicare.

  • Oggi mi girano le palle. Semplice, minimalista e va dritta al segno. Accantonata perché inutilmente volgare e poco esplicativa del turbine di sentimenti che mi attraversano.
  • Avrei voluto intavolare un dialogo con l'italiano medio, il mio acerrimo nemico, e metterne in luce qualche contraddizione. Magari, sarei riuscito anche a capire perché continua a farsi del male in questo modo, ma poi ho pensato che, conoscendomi, sarei finito sul volgare. E comunque, il Sig. Italiano medio non si è neppure presentato alla convocazione: rientrava tra quel terzo di italiani geni che credono di inviare potenti segnali di cambiamento standosene seduti sulla poltrona con le palle all'aria.
  • Volevo comporre un gioco di parole che ricordasse l'ardita metafora con cui il Presidente del Consiglio ha dato del coglione agli italiani che non lo votano. Ma era volgare, e non volevo abbassarmi al livello di una parte preponderante della politica nostrana. Anche se, a quanto pare, con questo becerume ci si vince le elezioni.
Insomma, gira che ti rigira, mi vengono in mente solo volgarità e parolacce, quindi tanto vale lasciar perdere. A volte vorrei proprio essere un'entità superna con infinito tempo a disposizione e infinita memoria, per poter chiedere a ognuno degli italiani che cazzo gli passa esattamente per la testa e comprendere i grandi flussi della storia. Di solito accade alle elezioni, ma più spesso quando sono imbottigliato nel traffico.

L'uomo sulla corda del destino

Giullare senza pubblico e genio fuori di testa, l'uomo sospeso sulla corda del destino si faceva semplicemente i fatti suoi come sempre. Proseguiva per la sua strada camminando, zompettando e perfino in sella a un monociclo, se ne aveva voglia. Per una scelta lungamente ragionata, non guardava mai più in là dei prossimi cinque o sei passi, anche perché la corda si estende perfettamente dritta da una parte all'altra senza interruzioni, apparentemente infinita: e quindi, che senso ha gettare lo sguardo oltre il nulla?
Talvolta gli capita di incontrare altra gente sospesa su altrettante corde tese, che tuttavia seguono corsi e direzioni sempre diverse, o persino opposte alla sua. In qualche caso s'assiste a un timido saluto, in tutti gli altri a una compassata indifferenza; rarissimamente, accade che i due si parlino o si augurino perfino fortuna.
Ieri, l'uomo sospeso sulla corda del destino si è intrattenuto tutto il giorno con alcuni goffi (e dunque infelici) passanti, e smentendo la propria storia ha improvvisamente avvertito sincera empatia e profonda comprensione per alcuni di loro. E' un sentimento a cui forse non è abituato, ma che non gli è totalmente sconosciuto. All'improvviso, ha sentito l'urgenza di aiutarli, di seguirne i passi per un po', ha in altre parole desiderato che le loro corde fossero parallele per il tempo necessario. Necessario a cosa, poi? Perché imparassero le leggi dell'equilibrio? D'un tratto si rendeva conto che la maestria non si insegna, e che ci vuole molto più che impegno, natura e sapienza, per potersi permettere evoluzioni da virtuoso.
L'animo di quell'uomo è saldo e passionale, e ci proverà finché le corde correranno sufficientemente vicine da permetterglielo. Ma sa anche che occorrerà tutta la sua destrezza, perché una regola non scritta dice che non si può mai saltare sulla corda di un altro. E, soprattutto, ad aiutare gli altri si rischia di cadere nel vuoto.
Ora, però, non ha senso tormentarsi per la scelta fatta, né ha senso piangersi addosso pure se dovessero precipitare tutti quanti. L'altra legge non scritta, infatti, dice che sulla corda del destino semplicemente non si può mai tornare indietro.
E' triste, e perfino ingiusto. Ma è così che stanno le cose, per tutti quelli che amano veramente.

Su vacanze e licenziamenti

Stralcio di conversazione realmente avvenuta appena due minuti fa.
Dolce metà: Non mi fido a prenotare sin d'ora, per la Tailandia. E se mi licenziano, per allora?
Io: Con questo atteggiamento non andrai mai da nessuna parte. E poi, Tanto meglio. L'estate è un ottimo momento per essere licenziati. Si ha tutto il tempo per consolarsi e ritrovare le energie. Pensa se accadesse sotto Natale, coi regali da fare, il freddo e tutto il resto; sarebbe di pessimo gusto. Assolutamente sconveniente. Non trovi?
DM: A te ti devo tenere lontano da Internet e dalle agenzie di viaggio. Sei pericoloso.
Ride, e si getta a capofitto in date, eventi, feste e posti da vedere.
Il viaggio, per quanto mi riguarda, è già iniziato.

Non so voi

Ma io ieri notte mi sono sentito un carbonaro postmoderno dell'era Internet: la qualità complessiva forse non era un granché, ma il significato simbolico era inestimabile.
Prima di allora, io manco lo vedevo, a Santoro. Ieri, invece, non soltanto l'ho seguito con partecipazione, ma ho anche versato l'orgoglioso obolo.
Sì, a sfregio.
E mo' censurate 'sta mazza.

Manie probiotiche

Ora ho un nuovo hobby, una specie di tamagochi probiotico da cucina salutista.
Mio padre mi ha regalato i fermenti lattici, piccoli ammassi cicciosi e lattiginosi: non facessero tanto schifo, sarebbero quasi carini.
Se ne stanno lì, nella ciotola piena di latte, e ogni tre giorni mi fanno lo yogurt. Una gallina è più efficiente, direte voi, e fa un'ovetto al giorno. Sì, ma i fermenti lattici non chiocciano, non corrono e soprattutto non producono tonnellate di merda; e poi, provate voi a mettere una gallina in un vasetto di terracotta. Si fa un casino, esperienza personale.
E così, stamattina per colazione mi sono goduto il mio cremoso yogurt casereccio con dentro le fettine di arancia dolciona, un croccante gheriglio grossolanamente tritato e un filo di miele degli dei. Ma è mentre affondo il cucchiaio che mi sovviene il dubbio mordace che m'attanaglia: a chi lascio i fermenti, ora che vado in vacanza?
E allora ecco l'appello: c'è tra i miei lettori un lactobacillus-sitter che giura di prendersi cura dei miei bulgarici e di cambiargli il latte ogni tre giorni? La paga è bassa, ma la soddisfazione tanta. Astenersi perditempo. Aut. min. Rich. Lo yogurt di aWilito non produce danni alla salute, e fa andare di corpo tutti i dì.

Il richiamo del sole

Al primo, timido raggio di sole di fine febbraio corro a comprare i lime da affettare nella birra.
Al secondo più gagliardo, all'inizio di marzo, comincio a sfogliare distrattamente i cataloghi delle agenzie viaggio.
In questi giorni, tra aperitivi a base di Cuba libre e Piña Colada, sono intento a spulciare con insofferenza i voli per Koh Samui o Puerto Vallarta.
Attorno a me sono tutti molto tesi, sperano che mi passi, che non finisca come al solito. La dolce metà mi allontana con la forza dalle vetrine delle agenzie viaggi, mentre i Simpatici Simbionti ridono sonoramente (e nervosamente), lanciandosi occhiate che tradiscono malcelati timori.
Si vocifera di un altro weekend fuori, di agriturismi e amene località nostrane, nella speranza che ciò basti a sedarmi. Ma sanno benissimo che non mi basterà, e che potrebbe addirittura peggiorare le cose: se non ci sono palme e rum, non mi sazierà, e lo sanno.
L'altra sera ho come avuto l'impressione di un impercettibile cedimento; che, se avessi insistito ancora, avrei potuto convincerli.
E questo potrebbe essere stato il loro più tragico errore. Oh, se lo sarà.

A una certa età

A una certa età, trent'anni mica sessantacinque, le cose prendono pieghe inaspettate e simpaticamente inquietanti.
Per esempio, le goliardiche accozzaglie di amici e amici di amici che rappresentavano la quotidianità solo cinque anni prima, ora sono rarissime. E l'occasione è sempre un matrimonio, un battesimo o - per fortuna questa mi manca - un funerale.
C'è di buono che l'età media resta la stessa: prima avevamo tutti 22 anni. Ora abbiamo 30 anni abbondanti, ma coi figli di sei mesi la media si abbassa.
Tanto tempo fa - cinque anni fa, non centocinquanta - si ballava, si beveva, si viaggiava, si faceva pazzie; oggi la pazzia più grossa è quella di mangiarsi tutte e quattro le ostriche nel piatto al ristorante, sperando che non ci venga il cagotto il giorno dopo.
Una volta, fino a due anni fa non nel Cretaceo inferiore, ero noto per l'abilità nell'organizzare un eccitante viaggio in Tailandia, Gippippa & macete compresi, in meno di 48 ore biglietti in mano. Ora per mettere insieme un weekend a Amsterdam con quattro amici debbo cominciare sei mesi prima, e mi vengono pure i sensi di colpa per il lavoro perso.
Non è che non sono più capace di uscire, pazziare e fuggire per mete esotiche. E' che è tutto infinitamente più complicato, e ci sono responsabilità, e i Simpatici Simbionti non stanno messi meglio di me, tra velleità gravidiche e sacrifici a lavoro.
Per di più, ieri mi sono praticamente sposato e neanche me ne sono accorto: io pensavo ingenuamente di aver solo aperto un conto cointestato. Fate voi.

Pudicizia preelettorale

Oggi un brivido mi ha percorso all'improvviso, mentre salivo in macchina nella luce soffusa delle otto di mattina. Temevo che i miei vicini, vedendomi all'opera tanto insolitamente di buon'ora, potessero pensare che andavo alla manifestazione organizzata d'urgenza e con la solita violenza dall'ometto con l'ego ipertrofico.
Voglio rincuorare i miei lettori: venivo solo a lavoro.

Il mondatore d'anime

Io conosco uno che fa il mondatore d'anime di mestiere. E' un lavoro sporco, dice, come quello d'un prete ma qualcun deve pur farlo, e lui ne ha tratto sostentamento e perfino ragione di carriera.
Sa benissimo che è tutto un giro di soldi, mica è fesso; ma la sua dialettica è inoppugnabile: la gente ha bisogno di lavarsi l'anima di tanto in tanto, e se il modo è spiccio tanto meglio.
Altro che chiesa una volta a settimana, di domenica poi, e sempre quando c'è il derby. Non potevano metterla di martedì mattina al posto del lavoro, 'sta benedetta messa? Saremmo stati il popolo più religioso del pianeta, ma tant'è.
Lui prende le anime, le strizza delicatamente, le sciacqua con piccole frizioni sul conto in banca da pagare comodamente ogni mese attraverso addebito bancario o carta di credito. Neppure l'assillo di dover andare alla posta. Poi le candeggia con una profumatissima lettera di ringraziamento, odorosa di mughetto e redenzione, ed infine le stende al sole della pace interiore. Nelle sue cartelline che per noi non avvezzi sono piene di assegni e carte firmate ed indecifrabili contratti, lui ci vede campi verdi e assolati, percorsi da file infinite di anime stese gonfiate dal vento. Oltretutto, un'anima strizzata si farà strizzare ancora e ancora, perché per sua fortuna peccati e sensi di colpa li produciamo come le galline fanno con le uova: ogni giorno, e belle grosse.
E di quanto si redimono, le anime? C'è un tariffario anche per quello. Per piccole colpe c'è il piano meal for two, venti euro al mese e qualcuno (non si sa bene chi) comprerà un pasto al giorno a due bambini poveri (di quale paese? quanto poveri? non si sa); per macchie peggiori, c'è il piano school for you che con 25 euro al mese garantisce un anno di insegnamenti (quali? dove? non è chiaro) ai soliti bambini del terzo mondo. Infine, per immoralità, perdizioni e delitti veramente grossi, c'è il big deluxe che promette scuola, pulmino, libri, pasto e un vasetto di colla, o come materiale didattico o da tirare prima dell'interrogazione. Per peccatucci veniali, comunque, c'è anche il mini-piano tariffario a snack for a friend, cioè una barretta energetica al giorno a scelta tra rimineralizzante, rinfoltente il cuoio capelluto o al guaranà per migliorare le prestazioni in campo (che però non hanno).
Quando ho chiesto se i magnanimi firmatari vogliono sapere come e dove verranno spesi i loro soldi, mi è stato risposto che non sono mai interessati a questi particolari. Mondarsi l'anima va bene, dice, ma perdono già tempo a compilare il modulo; se no, tanto valeva andare in chiesa.

Una disarmante verità biologica

Il cuore avrà pure ragioni che la ragione non conosce, ma quelle di panza e pisello hai voglia, se le conosce.

Idiosincrasie mattutine

Questa mattina odio nell'ordine:

  • quelli che non hanno un tubo da fare
  • quelli che, non avendo un tubo da fare, fanno perdere tempo
  • quelli che si divertono a criticare per il gusto di farlo
  • I puntigliosi senza motivo
  • l'italiano medio
  • l'Italia
  • gli incompetenti
  • gli intransigenti

E, sì, lo so che molti dei miei migliori amici, alcuni familiari ed io stesso rientro in queste categorie.
E' che se dicevo di odiare tutto il mondo, poi mi davano pure del qualunquista; e io odio i qualunquisti.

Dicotomia dell'errore

Non tutti gli errori ricadono nella categoria delle esperienze che non vorremmo mai ripetere.
Talvolta non abbiamo semplicemente altra scelta, e andiamo incontro agli errori con serafica compostezza, prevedendo con disarmante precisione quanto ci piomberà addosso di lì a poco.
Ecco, ieri ho commesso un errore eppure, nonostante ciò, lo rifarei.
Non è amore per il rischio o strafottenza: è proprio che a volte non ci viene data altra possibilità.

Intervista alla "Gnocchi della nonna"


- Salve Dott. Sacripanti. Lei è il CEO di "Gnocchi della nonna".
- Mi chiami pure Dott. Gnocco, mi calza a pennello.
- Come no. Posso chiamarla pure nonna, per quanto mi riguarda. I nostri lettori vorrebbero saperne di più sui suoi prodotti, materie prime, produzione e così via. Sa, quando c'è in ballo la salute, vorremmo essere il più informati possibile su quel che mangiamo.
- Più che legittimo, mio caro. E infatti io mica mangio gli gnocchi miei.
- Come, scusi?
- Ma no, sono pieni di solfiti, ammoni, conservanti e scaracchi vari. Ma scusi, perché, lei li mangia?
- Ma abbia pazienza. Come fate a fare male gli gnocchi? Sono farina e patate!
- Ehhhh, si fa presto a dire farina. Ma lei lo sa quanto costa la farina?
- Sì, poco. E con un kilo faccio 1 kilo e mezzo di pasta fresca.
- Sì, certo, certo. Ma noi della "Gnocchi della nonna" pensiamo che segatura e crusca di frumento rendano meglio. Oltretutto consideri che il mio yacht non si compra mica da solo. E poi, quest'anno si è sposata mia figlia, e poi ci sono i dipendenti, la pubblicità, i favorini.
- Che favorini?
- Favorini, favorini. O lei crede davvero che asl e finanza vengano a cercare blatte e malmignatte nell'impasto? Suvvia, sia serio.
- E cosa cercano?
- Eh, cosa cercano. Se non lo sa lei. Via, via, che la sà lunga.
- Vabè, senta, mi parli delle patate. Quelle le mettete?
- Ma quali patate. Le patate, una volta lessate, pressate e mescolate alla segatura sanno di merda impastata. Molto meglio le scorze di cozza e lo smegma di gnu. Mi creda, sanno di patata più delle patate, qualunque chimico glielo confermerà.
- Lei è una persona ributtante e il suo prodotto fa schifo.
- Non faccio il santo, sono un imprenditore, e in questo paese le cose si fanno così. Mica l'ho votato io questo governo, sa. Io ero alle Cayman, quel giorno, a provare lo yacht. E non dica che non è stato lei, che a sentire gli italiani qua i governi si eleggono da soli. Via, via, che lo sa meglio di me.
- Ma scusi, non le importa che ora nessuno mangerà più i suoi gnocchi?
- Guardi, in questo momento una delegazioni di avvocati la sta già denunciando per calunnie, diffamazione e molestie su minore.
- Come su min...
- E siamo già in contatto con Google Inc. Presto il suo blog marchettaro e terrorista verrà oscurato e lei arrestato. Faccia una cosa, mi dia retta. Vada in tv a dire che i nostri gnocchi sono buoni. Si faccia ospitare da qualcuno, tanto ci vanno già cani e porci, lei non sfigurerà di certo. Buona giornata.

L'impalpabile souvenir

L'aspetto più affascinante di Amsterdam, per quel poco che ho potuta vederla, conoscerla ed assaggiarla, è qualcosa di leggero e rarefatto come uno sbuffo: e ditemi voi come si fa a contenere la nebbia o l'aria? C'è nelle strade, si respira nei locali, è palpabile tra la gente, ma non si può comprare, né ammonticchiare, né riportare a casa.
La tolleranza c'è, è esercitata, la tocchiamo con mano ad ogni occasione, e ne approfittiamo smodatamente; poi però, resta là. Andiamo là col solito piglio da colonizzatore, e ce ne facciamo abbondanti scorpacciate, eccedendo in qualunque modo possibile e qualcuno persino impossibile; proviamo a immaginare cosa accadrebbe se vivessimo in posto così straordinariamente contraddittorio eppure tanto elegantemente tranquillo, ma alla fin fine è a casa che si deve tornare, con valigie cariche di ricordi, fotografie e calzini sporchi.
E basta.
Non è fantascienza, né buonismo da quattro soldi. E' libertà concreta di fare ciò che amiamo nel reciproco rispetto e, soprattutto, nel rispetto delle regole. Ma da questo orecchio, spiace dirlo, questo paese non ci sente proprio.

aW se ne va ad Amsterdam

Arrivo previsto alle 11.45 am in terra d'Olanda.
Secondo i piani dovrei tornare cosciente domenica prossima, verso mezzanotte.
Si può dire su un blog cheppalleeee voglio partire?

Caso Polverini: alcune possibili soluzioni

In questo blog non ci siamo mai occupati di poltica, se non in qualche sporadico caso o velatamente, ma data la situazione di straordinaria emergenza in cui è sprofondato il paese, urge l'apporto salvifico di chiunque, compresi noi ignobili blogger. Ecco perché ho qui alla mano alcune idee sferruzzate mentre mi tagliavo le unghie ai piedi ed ero concentrato sulle incrostazioni di calcare nel filtro del rubinetto.
La lista non ha alcuna velleità di completezza.

  • Decreto legge per anticipare retroattivamente di un'ora l'ora legale. Grazie a questo fulgido esempio di legge ad fallum, il caso può dirsi tecnicamente mai avvenuto: la consegna, infatti, sarebbe stata fatta condotta secondo i termini di legge.
  • Costruzione di una Delorean del tempo per tornare indietro e portare qualche panino tonno e maionese ad Alfredo Milioni. Magari anche un integratore salino, uno zabaione e un po' di vaselina, già che ci siamo.
  • Apposizione a posteriori di firma posticcia del vice coordinatore regionale del partito Alfredo Pallone sul listino, per poi gridare Ah! Ecco dov'era, com'è che nessuno l'aveva vista? Allo scopo presto volentieri mia sorella alla Nazione, encomiabile esperta calligrafa in grado di emulare con perfezione da virtuoso la firma dei suoi genitori e di quelli di tutti i suoi compagni di scuola.
  • Agire in deroga a leggi, scadenze, orologi e alla faccia degli italiani. Tanto, chi vuoi che se ne accorga.
Ecco, e ora che ho depositato il mio modesto contributo ai posteri, me ne torno fiducioso ai miei umili compiti quotidiani.

I capricci della dolce metà

La dolce metà è dolce solo per metà.
Il resto è quanto di più insopportabile eppure incredibilmente piacevole si possa pensare.
Se la mattina ha sonno e deve svegliarsi per forza, bofonchia, si lagna, battibecca e risponde a tono.
Se la sera la stanchezza avanza, si innervosisce e borbotta e protesta e dice parolacce.
Se ha fame, è lì che s'affligge, protesta, litiga, bofonchia e mugugna.
Idem se mangia, se ha da fare, se non ha da fare, se è colpa sua, se non è colpa sua, se ha freddo, se ha caldo, se chiama la madre, se perde qualcosa, e se ha le palle girate va' a sapere perché.

Ma è per me fonte di inesauribile incredulità il fatto che non rinuncerei a tutto questo per niente al mondo; oltretutto mi fornisce anche un alibi niente male: quando mi chiedono se voglio avere bambini, rispondo sempre e che ci faccio, ce l'ho già.

La gente crede che io scherzi e ride. Poveracci, sapessero la verità.

La morte del freezer

E' morto. Il mio freezer è morto da settimane, forse anche più.
Al guaio non c'è stata possibilità di rimedio: confezioni di cartone molli come Pan di Spagna, tagli di pregiatissimo gnu antartico (estinto sessant'anni or sono, le ultime fette erano le mie) fetenti di reincarnazione, frotte di peperoncini dinamitardi a miccia corta del mi' babbo ridotti a poltiglia, e mazzetti di delicatissimo aneto gineprino di Bretagna che avevano infestato l'intero compartimento col classico odore di ghiacci sciolti, ectoplasma e clorofilla.
Abbiamo provato tutto, dai riti sciamanici alle preghiere al dio Ariston, ma è stato tutto vano. Perfino le imprecazioni e i calci si sono rivelati inutili. Alcune leggende raccontano che è possibile riportarlo in vita deponendovi all'interno un pugnetto di neve fresca; lo spirito del gelo, sciogliendosi, evaporerebbe e tornerebbe a rifluire in motore e serpentine. Non ci ho provato, non c'è neve dove vivo io.
Ora non mi resta che l'ultima risorsa, cioè una telefonata all'assistenza.
Funzionerà pure, ma non ha neppure la metà del fascino dei miei metodi.