I coltelli inaccessibili

I due ragazzi che vissero per sempre felici e contenti ieri sono andati da Ikea e, tra le tante carabattole, hanno comprato una bella confezione di gloriosi coltellacci da carnefice, col manico grosso e comodo, e la lama seghettata che una fiorentina la tagli come una scimitarra ti affetterebbe un cuore di palma.
Non li hanno ancora provati, però. Perché per aprire la confezione servirebbe un coltellaccio da carnefici col manico grosso e comodo, e la lama seghettata che una fiorentina la tagli come una scimitarra ti affetterebbe un cuore di palma.
E loro non ce l'hanno.

Il fetente d'alto bordo

Il fetente d'alto bordo non si accorse di quello che gli mancava finchè non lo trovò per caso.

il gamberetto rosa

Tutto era iniziato da un tale, Aran. Quel giorno aveva fatto l'amore per la prima volta, nel mare, con la donna che amava e che avrebbe uccisono solo un anno e mezzo dopo per un tragico errore. Dopotutto lei, occhi di madorla e leggerezza di petalo di rosa, non doveva far ritorno che per la sera. Ma fu, come già detto, un tragico evento.
Aran era un pescatore, non lontano da Krabi, e si guadagnava da vivere su un peschereccio al servizio d'una multinazionale del baccalà e del merluzzo surgelato, quella del capitano rattuso che nasce vecchio e ubriacone per diventare un modello di Oggi Donna.
Facendo l'amore nel mare, e per via dell'eccitazione del momento, aveva smosso e sborbogliato tanta acqua da spaventare un gamberetto che nuotava là nei dintorni. In sostanza, aveva già conosciuto una parte infinitesimale del suo bottino di pesca, ma questo non potevano saperlo né lui, né il crostaceo.
Quella sera pescò molto. Ma l'abbondanza non ripaga, in alcune parti del mondo, e i guadagni imposti dalla multinazionale rattusa furono pochi e vessatori, come sempre.
Il gambero fu scuoiato senza pietà e surgelato che ancora si chiedeva che tipo di plancton preferiva. In un certo senso, non soffrì neppure. Passarono molte notti, prima che venne inscatolato e venduto.
La confezione passò tra diverse mani insignificanti, fino ad arrrivare nel negozio di una signora, Monica Persi, malata di depressione e ignara di esserlo, che gestiva un negozietto di surgelati e che da tempo pensava di suicidarsi.
Fu significativo perché quella confezione fu l'ultima che ripose e la prima ad essere prescelta da un signore di bei modi e bell'aspetto, che era anche cliente. Vecchietto, in verità, tuttavia un uomo distinto, e comunque il meglio che poteva capitare in quel posto.
Nell'istante in cui l'uomo allungò la confezione, la donna la toccò e come accade alle ragazzine sceme, si sentì subito innamorata.
Così, tra i gamberetti surgelati.
Guarì dalla depressione, fu di nuovo felice e fece anche alcune cose mirabili. Ma non seppe mai che l'ormone dell'amore e della guarigione scoccò davanti quel piccolo esemplare di Pandalus borealis.
Ad ogni buon conto, quella mattina stessa la confezione fu aperta, il contenuto versato nell'acqua bollente e utilizzato ben presto per l'imbottitura di alcuni panini che, assieme ad altri, erano stasti commissionati.
Ieri pensavo tutto questo davanti al gamberetto che giaceva solitario nel vassoio, subito dopo la razzia di mezzogiorno. Ero lì, con decine di persone sconosciute, a creare la sorte che avrebbe condotto il mio intero futuro ed altri; e lo guardavo, rosa e unticcio di mayonese, che aveva presieduto a molti eventi e benedetto molte persone lontane e sconosciute anch'esse.
L'unica differenza, mentre lo cacciavo in bocca, era che io gliene rendevo atto.

Stava lì, sull'amaca

Stava lì, sull'amaca, nel primo pomeriggio d'uno di quei giorni di Marzo col sole caldo che appena passa una nuvola la temperatura scende a centoventidue gradi sotto zero. Ma senza nuvole è il paradiso. Un sonnacchioso paradiso.
Intorpidito e drogato dal momento, avvertiva distintamente alcune diverse sensazioni.
In lontananza, il placido alito di vento. Fresco e meno intemperante, ora che la primavera era alle porte.
Lo spernacchiamento d'una vespa sulla strada a qualche casa da lì, il vociare indistinto di due passanti, il cinguettio impertinente d'un qualche passero che gli martellava nei timpani come per suffragare la propria verosimiglianza.
I raggi del sole lo colpivano rinfrancati dalla bella stagione incipiente ed i vestiti erano un filo troppo pesanti, letteralmente gli sembravano premere distintamente sui gomiti, sul petto e sul collo.
Con occhi socchiusi, distingueva le sagome verdi e gagliarde di non so che piante.
E pensava alla morte. Pensava che non esserci voleva dire non sentire le piante, i peti della vespa, il vento e le voci di tutti gli altri.
Gli divenne impossibile concepire l'universo senza se stesso. E tra queste considerazioni, s'addormentò.
E neppure lui esiste, visto che è anch'egli un personaggio di un mio racconto, ma non lo sa.

aWilito non è scomparso

aWilito non è scomparso.
E' solo diventato uno dei suoi personaggi.