Tre grandi verità

Numero uno. Gli italiani che hanno votato Berlusconi, sottosotto, soffrono di invidia tergarum calcis e vorrebbero tutti stare al posto suo (negheranno, ma non credetegli: spesso è un sentimento latente e inconscio).

Numero due, che alla mattina l'alito di tutte le dolci metà del mondo sa di acciuga, ricotta marzotica, anime perdute nel Bramaphutra e Amorphophallus titanum.
Terzo: faccio un couscous alla maghrebina spettacolare, che ogni anno dal Maghreb viene una delegazione di cuochi apposta a studiare come lo faccio per riproporlo nei villaggi valtur.

Per togliere le macchie dalla tovaglia

Vivo con uno convinto che per togliere le macchie dalla tovaglia sia sufficiente stenderla, nascondersi dietro la finestra, saltare fuori di soppiatto e fare BUH! a sorpresa.

Ditemi voi come si fa ad incazzarsi con uno così, perché io ci ho rinunciato.

Le dieci piaghe della Casa che Muta

La Casa che Muta ha una sua cosmogonia tutta personale e, per questa stessa ragione, proprie divinità, lari, penati e calamità.

Figlia di Mitrala, la Musa dei progettisti di Caltagirone, e di Eome, il dio dei panorami mozzafiato, la Casa che Muta è un curioso connubio di grazia e scarsa attenzione ai dettagli, terrazze bucoliche e impianto mica tanto a norma, costi ragionevoli e vicini sconcertanti.
Ora che l'abbiamo doma, è tranquilla e affettuosa ma, da buona figlioccia qual è per noi, ci da ancora tanti pensieri. Finita la piaga della muffa (la prima, quella riconducibile al peccato originale dei costruttori), ora siamo passati a quella delle formiche. Formiche diaboliche e scaltre, e comunque velocissime, in grado di spostare un cristiano con tutto il divano, se per caso il cristiano in questione tiene in mano uno zuccherino. Spesso agiscono di notte, ma talvolta anche di giorno, se non c'è nessuno a controllarle. Ma la loro vera peculiarità è la capacità di volatilizzarsi non appena qualcuno si avvicina. Fulminee come sabbia al vento, spariscono in tutte le direzioni possibili, si infrattano tra le mattonelle e dietro i mobili, e non si riesce mai a capirne la provenienza. E' come se avessero escogitato un piano di fuga perfetto, stile commando, e una volta inguattate come vietcong, sembra quasi di sentirle ridacchiare alla faccia nostra.
Ora che le formiche pure, più o meno, le abbiamo avute dome non resta che aspettare la terza piaga, quella che da tradizione dovrebbe essere più cruenta e spaventosa. Non ho idea di cosa ci toccherà, però il soffitto coibentato qualche mese fa ha cominciato a staccarsi.
Non so cosa potrebbe significare, ma è certamente un temibile, orribile segno.

Il complotto del Gran Rattoio

Per impedire che il Gran Rattoio potesse esercitare la propria autorità sul corrivo popoletto di cui era reggente, o peggio che deferisse il Consesso dei Saldi, questi ultimi convinsero il cavaliere primo a persuadere il suo scudiero affinché usasse la propria virile influenza (magari durante una delle loro tumide notti d'amore) per persuadere la figlia del Gran Rattoio a passargli il veleno nella zuppa. La motivazione ufficiale, tra un ti amo e un ti sposerò e sarai mia per sempre, fu che il bene del paese tutto dipendeva da questa tragica evenienza.

Il Gran Rattoio, che però non era scemo, intuì subito il complotto grazie al proprio infallibile fiuto, e anche grazie al fatto che pure lui di tanto in tanto si divertiva con lo scudiero del cavaliere primo, quando ovviamente non era alle prese con le grazie della figlia che per questo fu uccisa immantinente.
Il risultato di questa tragedia è che ora il Gran Rattoio è ancora più infoiato, severo, alienato e ossessionato dalla morte, e grande sofferenza è conseguita per il popolo su cui veglia. Il Consesso dei Saldi alla fine è stato destituito e ora ha aperto una clinica a Bressanone specializzata nella riduzione degli estetismi della pelle, mentre lo scudiero del cavaliere primo si è preso una vacanza a Ko Samui per riprendersi dagli affanni di corte.
La morale di questa storia è che quando non so che scrivere, farei meglio a dedicarmi ad altro.

De italico peto

Nella sua estrema lungimiranza, il governo di questo paese ha deciso di assimilare alle fonti d'energia rinnovabili anche il nucleare, la merda di pollo, le carte bollate, le cazzate del premier e i barili che si scaricano a tonnellate giornalmente.

Grazie a questo proditorio intervento l'Italia è il primo paese al mondo ad essersi affrancato dalla schiavitù di petrolio e gas. Ed io, poi, che sono sensibile al tema ci metto del mio petando a ritmo di mambo, e anche molti miei conoscenti ora ruttano molto di più. In Italia, d'altronde, prendiamo molto sul serio l'ecologia e quelle altre carabattole.

Quando c'è festa a Ulularat

Quando la città di Ululurat è in festa, vengono gettate tavole di legno e fogli di cartone sul fango per evitare che gli avventori vengano inghiottiti dal terreno umido, vengono allestite bancarelle e chioschetti, e la gente mangia camole fritte, spiedi di rospi stagnoni alla brace e cialde alla crema di muffa. Per questa gente, un piatto di flaccidi, umidicci spaghetti sponzati in una pozza di lenta salsa, rossa come sangue, rappresenta motivo di disgusto profondo e infinita incomprensione.

Non è che non mangino gli spaghetti perché gli fanno schifo, ma gli fanno schifo proprio perché non li mangiano.
E comunque, il rospo stagnone è buonissimo.

Thai aW

aW è tornato. E' stato in un posto i cui elementi sono tanti e contrastanti, in cui molto si fa e altrettanto si tace, in cui il rosso e il giallo non sono mai semplicemente rosso e giallo, ma si tingono violentemente di screziature vermiglie e dorate; un posto dove si sorride per sorridere e si è cortesi per natura. Un posto con eccessi insanabili, con puttane bellissime e miseria strisciante, dove il mare è una culla e le scenografie sembrano disegnate direttamente dalla Disney. Un posto che parla e scrive una lingua curiosa e intingola esotiche preziosità con carni comuni e impure.

Ho imparato molto su quelle genti ma, curiosamente, ancora di più su tutti gli altri: quelli che vanno là a lordarsi o bearsi, ma mai entrambe le cose.

19 maggio 2009

La sfinge di Loulan

Tra le rovine di Loulan fu trovata una piccola sfinge in madreperla, ora finita nel dimenticatoio di qualche rigattiere, che era in grado di rispondere ad alcuni tra i quesiti più arditi che la mente umana potesse anche solo immaginare, la cui complessità possiamo solo tentare di intuire.

In realtà, gongolava impunemente la piccola sfinge, era un bene che la gente le chiedesse solo di destini, complotti e indovinelli perché se l'avessero interrogata in geografia avrebbe fatto una figura di merda.
Le sfingi, in effetti, conoscono solo davanti l'altrui ignoranza.

Si può far meglio

Quando sono andato ai Caraibi la prima volta, da quando ho deciso di partire a quando ho comprato i biglietti sono passati mesi. La seconda volta, sono passati cinque giorni, ma sono comunque partito diverso tempo dopo.

Ora ho fatto di meglio: ho deciso di partire e ho prenotato in 3 giorni. Partenza dopo quattro giorni per Ko Samui.
Mi domando, in questa malsana corsa a superarmi, cosa farò la prossima volta. Qualcuno dice maliziosamente che prenoterò direttamente all'aeroporto ma sono  dei pivelli; si può far molto meglio di così. 
Prenoto al ritorno direttamente, e tanti saluti a tutti.

Lo stronzo a tempo pieno

Lo stronzo a tempo pieno, per la propria naturale inclinazione e per la spontanea servilità che lo contraddistingue, spesso riesce a diventare vice o responsabile di qualcosa. Non diventa mai capo delle giovani marmotte, ma coordinatore sì. Se lavora in fabbrica non fa mai il dirigente, ma il responsabile sì. Insomma, dovendo scegliere tra pastore e pecore lui sarebbe il canelupo che sorveglia e scassa il cazzo alle povere pecore: lui dice che è per difenderle, ma in realtà ci gode a comandare servendo, che è la sua vera specialità.

Neuronalmente burocratizzato, scarsamente accomodante, assolutamente indisponente, ha la sindrome del pisello piccolo e l'unico modo di riaffermare la propria esistenza è coi richiami ufficiali ai superiori, per ogni piccola boiata e anche in assenza di necessità. Crede, insomma, che essere sinceramente odiati sia sintomo di carisma e personalità. Poi, siccome spesso è pure stolido e vendicativo, se gli si fa pubblicamente notare la propria ingessatura mentale, prima o poi la fa pagare cara e amara. Si può probabilmente azzardare che, da piccolo, era uno che sognava di conquistare e soggiogare la terra, ma gli è venuto male.
Talvolta accade che lo stronzo a tempo pieno sia femmina, e in quel caso è anche peggio perché a questo fastidioso impiastro si aggiunge una certa spolverata di pungente acidume, che lei erroneamente scambia per arguzia.
Non tentare di averla vinta con una stronza così, perché non si può umanamente essere più stronzi di così.

I vezzi del posto in cui vivo

Non abito in un paese normale, e su questo ci sono pochi dubbi. Da noi, non c'è la metro, non c'è la stazione, e gli autobus sono rari ectoplasmi che si intravedono al solstizio d'estate e quando c'è Saturno contro. Per dire.

Qui c'è un fervore, una solerzia perenne, una operosità quasi da coloni pellegrini. In questo piccolo scricciolo di borgo a bagno maria nel verde, quando un vicino ha finito di martellare in bagno per cambiare le mattonelle (alle 9.30 del 1 maggio, senza pietà), l'altro inizia a scaldare la motosega per la potatura annuale (che, essendo basata sul calendario berbero, avviene cinque volte ogni anno terrestre). Nel mentre, un altro vicino giardino-dotato falcia il prato con l'ultimo modello di falciatrice della Bertolini, la ScassaGrass 3000, che con le due lame rotanti a doppio maglio perforante garantisce una rasatura che nemmanco col rasoio ti verrebbe tanto bene. Fa un casino assurdo, però ha già il dopobarba integrato, così dopo l'erba resta tutta liscia. Anzi, farebbe un casino assurdo, se non fosse che viene sovrastato dalle urla belluine di quelli di sotto che di comune accordo hanno deciso di divorziare/scannare i figli/battibeccare sulla seiduesei/sterminarsi finché non ne rimarrà uno solo.
E così tra martellio, ciarlìo, scannamento e potamento, mi sento quasi in colpa ad essere un molle e uno sfaticato, uno che non ha muri da scorticare e sincrotroni da costruire in giardino, insomma uno che nei giorni di festa vorrebbe solo dormire e fare all'ammore. 
Evidentemente, sono io che sono strano.