La zanzara cosmogonica

"Ah!" e in quell'esclamazione risuona già tutto il mio tripudio.
Mi avvicino lentamente all'ammazzamosche annihilator king, ultimo modello, con scarica elettrica fulminante totale. Stermina mosche, cimici, tarme, scarrafoni e foche monache. Vuoi che non ce la faccia con quella inerme, perniciosa zanzaretta, mi domando retoricamente, pregustando l'esecuzione.
Mi sfugge un risolino sadico, e scrollo il capo un paio di volte guardando il cielo.
E' fin troppo facile.
Mi avvicino, alzo la mano lentamente, senza mai staccare gli occhi dalla preda, senza mai abbassare le palpebre, come fanno i veri cacciatori e gli psicopatici patentati (che poi, ci deve essere qualche attinenza tra le due categorie).
Ho i muscoli che fremono per la tensione, ma aspetto ancora. Voglio riempirmi gli occhi e la coscienza di quel momento. Do' una rapidissima scorta alle punture sulle gambe, saranno almeno cinque pizzichi porca eva, ed è lì che un freddo senso deterministico mi avviluppa. Vita e morte, i due estremi, stanno per compiere le loro danze davanti a me, ancora una volta. E non ero io, quello a morire.
E andiamo.
La mano scatta in avanti e un improvviso "ASPETTA!" mi fa deviare traiettoria e mancare la vittima.
Imprecando cerco l'origine del grido ma poiché a quell'ora ero solo a casa, e data la mia oramai consolidata esperienza a riguardo, senza tradire la benché minima eccitazione, poso lo sguardo sulla zanzara che, quasi me lo aspettassi, non si era mossa di là.
Le ali contro i cristalli della credenza, immobile, mi parla ancora, con vocina ronzante e strozzata"Io non vorrei distorglierla dai suoi compiti che, con decenza parlando, sono alquanto ammazzatorii. Però le vorrei far notare che davanti a lei non ci sta una zanzara."
Affatto convinto, stringo con più forza l'ammazzamosche che sembra fremere, pulsarmi in pugno per il sangue promessogli (il mio, nella fattispecie).
"E cosa saresti?" faccio io, vagamente annoiato.
"Ok, non volevo arrivare a tanto, ma non mi dà altra scelta." prende fiato e finalmente risponde. Mi fa "sono una zanzare cosmogonica"e, annuendo solennemente, "sono il centro dell'universo, compermesso. Se mi uccide, causerà la formazione d'un buco nero che ci risucchierà tutti quanti: continuum spazio-temporale, lei, me e ammazzamosche compreso. Capìsc?"
Rinunciando a tentare di comprendere per quale motivo capitano tutti a me gli animali psicotropi (o psicotici), di rimando ribatto senza esitare "e come faccio a sapere che non menti per salvarti?"
Le vibrisse le si rizzano di paura. Che l'abbia colta in fallo?
"Non posso provarlo. E il bello è che se mi ammazza, con licenza parlando, non lo saprà mai."
Prendo il mio tempo. Sono sicuro sia un escamotage da filmetto di seconda serata. Ma potrei sempre sbagliare.
"Cos'è che accade, se ti fulmino?"
"Creerebbe un buco nero che..."
"E se ti lascio vivere?" incalzo.
"Bè..." mi fa con più sicumera" compermesso, si va avanti io, lei e tutta la baracca come al solito."
"E come fai a sapere che sei proprio tu e non un'altra zanzara, il cardine cosmico? O qualcosa di meno prosaico, magari"
Si fece sannguigna come se l'avessi punta io, tanto per cambiare " Be', si da il caso che uno se lo sente, quando c'ha l'universo di dentro, con decenza parlando. Se non lo sente, è evidente che non ce l'ha."
"E come la mettiamo coi pizzichi? Se ti uccido, non ci sarano più zanzare a importunarmi, per sempre." dico filosoficamente, pensando di incastrarla con la retorica, e incrocio soddisfatto le braccia.
"Se è per questo, non ci sarebbe neppure più nessuno da importunare, compermesso." fa stizzita e decisa.
Touché.
"Dimmi il significato della vita, e ti lascio vivere."
Mi si appropinqua con incedere lento e titubante. Mi ronza tre parole nell'orecchio.
Sgrano gli occhi e, di scatto, apro la finestra; la vedo sparire dopo neppure un metro di volo.

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