Il popolo dei paguri di nebbia

Non ne ho mai parlato. Non so perché non ne ho mai parlato.
Però so che esiste un popolo come non immagineresti. Sono come noi, per lo più, anche se non sono facili da capire ed il loro mare è anch'esso diverso dai nostri. Ci si galleggia, con l'opportuno barchereccio, questo si, ma non è un mare grattato da venti poderosi. Anzi, probabilmente esiste proprio in virtù dell'eterna bonaccia che lo sovrasta.
Queste genti di cui parlo, però, non sono i pescatori, ma il pescato. Vivono infatti sul fondale di questo mare - che è un mare di nebbia- su una piana irta di ripetizione e ciclicità che scambiano spesso per paesaggio tipico, e lì conducono un'esistenza affatto dissimile dalla nostra. Persino piacevole e sensata, talvolta. Migliore di molti di noi popoli dell'aria.
Il problema è altrove, però.
Il problema è che a noi di quassu non sembra di respirare là sotto. E quelli di là sotto si spaventano a vedere i baleni ed a sentire il tumulto delle cose e delle persone di qui, che non sono affatto attutite e ottuse dalla nebbia, e che quindi gli devono apparire sempre eccessivamente sonore o esageratamente vive o inconcepibilmente esasperate. Insomma, un imprevedibile incontrollabile caos. E la bonheur, in un simile frangente, ci mette poco a rammentare gli scatti della pazzia, questo è certo.
Ma non siamo pazzi, quassù. Ci adattiamo semplicemente al clima e a ciò che ci preesiste. E ci assecondiamo. E cerchiamo un po' di fregarci l'un l'altro ma alla fine, per la legge della bicicletta di Pisa, tutto va come deve andare. E ora scusami, ma ti lascio ai tuoi mille dubbi perché ho da fare: l'innaffiatoio trabocca quasi, e mi aspetta un compito grato ma faticoso.
Ci devo innaffiare il cielo che oggi è un po' troppo riarso.

La sequenza

Io conosco la sequenza di suoni che, se pronunciata, annienterebbe l'universo intero, contemporaneamente ed in ogni luogo. Per la precisione, confinerebbe istantaneamente ogni luogo dell'universo in un frammento di estensione e potenza pari a zero. Non ne faccio uso per pietà e speranza. E anche perché se no poi non mi funzionerebbe la posta elettronica.

L'Asterismo della Sfiga

Il papà spiega al figlio le costellazioni che hanno guidato le sue scelte e la sua vita fino ad allora.
Vedi? Quella è la costellazione della Seccia, se guardi bene vedi pure i tentacoli. Quella fu quando decisi di intraprendere la carriera di scrittore o qualcosa del genere. Più in basso, piccino piccino, sta l'Asterismo della Sfiga, che, come la stella cometa che guidò i Re Magi, mi aiutò nel compiere le scelte più importanti della mia vita. Sbagliandole tutte.
A sinistra, un poco in alto, c'è Cassiopippa, che fu quando sposai tua madre.
Quel nugolo scintillante, invece, è la costellazione del Gufo, composto da ben cento venti corpi celesti. Cento venti come le rate del mutuo che mi restano da pagare e che saranno anche la tua eredità, figlio mio adorato.
Il gruppo di stelle che le sovrasta e abbraccia tutte è detto dell'Uomo Nero ed il suo significato è molto mutato da quando i datori di lavoro e gli imprenditori sono diventati più comunisti dei dipendenti. Ma questa è un'altra storia.
Andiamo dentro, ora, che qui si gela.

Comunicazione ufficiale

Il presentatore tv fa sapere che il team di aWilito non è scomparso.
Semplicemente, qualcosa di più grande meritava tutte le energie e le attenzioni possibili per essere portato a termine.
Con qualche mese di ritardo, esattamente ieri, è nata una nuova creature aWilita. Che è molto più che una bestia strana.


Sentitamente,
aW,
ufficio promozione attività aWilite, comunicazione e persuasione pubblica.

Il sognatore vagabondo

Il sognatore vagabondo vive nell'eterna partenza, quella che ha un inizio e nessuna fine, e si muove di commiato in commiato, di abbandono in abbandono. Non torna mai da nessun luogo, né fa mai ritorno a casa; piuttosto, sta sempre per lasciare un luogo accogliente e fin troppo vissuto. E porta una corona di pensieri densi e felici che però sono già quasi ricordi, e pesano un po' troppo. E' sempre sul punto di salutare chi ama, di lanciare l'ultima occhiata, quella che giura di non tralasciare nessun particolare, e sempre ha un po' timore di ciò che lo aspetta. Perché ad aspettarlo, a ben vedere, c'è il ritorno al passato meno prossimo, che spesso è anche meno interessante.
Il sognatore vagabondo ha l'impressione che il peso di ciò che lascia sia superiore a quel che trova, e che non valga quasi la pena d'aprirgli le braccia; eppure lo fa e aspetta. Aspetta che una nuova partenza lo tormenti ancora, e allora sogna d'addormentarsi e svegliarsi con le valigie in mano, drogato dal futuro e dalla speranza, in attesa di qualche cosa che deve essere creata. E invece, è lì che difende recalcitrante qualcosa che il tempo lentamente demolirà.
Ma forse, la verità è che persino il restare fermo lì gli fa un poco paura.

Il segreto dello scrittore in fieri

Lo scrittore eternamente in fieri ha scoperto che una buona parte della sua creatività nasce dalla confusione.
Adora il Caos e non sa neppure se è un bene o un male.