La singolarità nella minoranza

Mi dici a che serve avere mani spesse e rocciose, in grado di sgretolare i pensieri senz'affanno, se vivi in un mondo in cui vanno di moda delicatissime cazzate soffiate a mano e vendute per opere d'arte? E mi dici che cos'altro inventerai, se hai un diamante in petto che tenti di tirar fuori con le unghie e che nessuno vede? Si può essere speciali in tanti modi, ma alla fin fine il nostro posto nel mondo è più un fatto di opportunità, culo e genetica, che di impegno o destino. Sai, è facile avere un'opinione; meno facile è perorarla. In pochi, poi, ci credono fortemente e in modo cristallino.
E comunque, a che serve l'autenticità, se la tua non si può vendere?
In certi frangenti è già male far parte di una minoranza. Figuriamoci io, che sono una singolarità nella minoranza.

Gli scazzi della dolce metà

Ultimamente è un periodo impegnativo, per me e la dolce metà.
Ma poiché tra scazzi quotidiani, lavoro e miei personalissimi (e abbondanti) borbottii non c'è mai tempo per un apprezzamento, lo faccio qui davanti a Dio e alla blogosfera:
Gent.le dolce metà, apprezziamo i Suoi sforzi, constatiamo l'eccezionale impegno profuso ultimamente nelle pulizie domestiche (eccezionale, nel senso che è un'eccezione) e ribadiamo la nostra volontà a proseguire il cammino congiunto di convivenza prima di formale e santo matrimonio.
Cogliamo infine l'occasione per confermarLe immutata stima e amore imperituro, nonostante il fatto che non attappo mai il dentifricio e lascio sempre la tavoletta alzata.


Cordialmente, quello dalla parte a sinistra del lettone.
(ps: stasera organizziamo un tête-à-tête istituzionale per fare all'ammore alla garibaldina?)

Gli ingegneri prodotti in massa

Nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo, le società assumono solo ingegneri prodotti nelle catene di montaggio di altre società come loro, serigrafati col numeretto e omologati in base alle specifiche ING 3,4 seconda revisione del 2009. Si riconoscono dal modello precedente perché hanno meno capelli sulla nuca e un po' più di adipe alla cintola.
Poi però finiscono col lamentarsi quando -come al solito- le società fighe e vincenti sono altre. Altre, cioè, che hanno scommesso su addetti ai lavori fuori dalle righe e con personalità, altri che nel bene o nel male hanno scelto un approccio totalmente originale e spiazzante.
E con gente così che si cambia il mondo. Non con le giacche e le cravatte.

Oggi non funziona gugol

E se non funziona gugol, non funziona l'interfaccia Wordpress di melablog, né la ricerca all'interno del sito, né la ricerca al di fuori del sito, né posso controllare che le cazzate che scrivo almeno siano ortograficamente corrette. Il che equivale a dire che non posso scrivere una beneamata.

Il sillogismo, alfine, è semplice: se non funziona gugol, non funziono neppure io.
Amen.
(ps: che poi, che ve lo dico a fare? Tanto se non funziona gugol, non funziona neppure questo blog).

Lo scarcozzo

Lo scarcozzo è un piccolo oggetto di foggia e colore variabile che non ha assolutamente nessuno scopo. Occupa spazio e prende polvere né più né meno che il tagliaerba Scassapall 3000 arenato in una piaga spazio temporale in garage, o peggio il robot da cucina Kitchen Multi System a trazione anteriore e cingoli gommati che non alterano le vitamine dei cibi, il quale tuttavia giace buttato da qualche parte nel pensile più inaccessibile di casa. A differenza di frullatori e frullaerba, però, lo scarcozzo non verrà mai adoperato, neppure una volta, proprio in virtù della peculiarità che lo caratterizza. E cioè, che non serve a niente.

Se ne vedono tanti in televisione e talvolta nei negozi, ma non si può vendere, né si può comprarlo, e soprattutto sta male regalarlo perché tanto la gente non sa mai che farsene. Se ne trovi uno per caso, di solito lo ignori, e se qualcuno ti fa notare la sua presenza, cincischi e balbetti finché non si torna a parlare del tempo e delle cosce della Canalis.

Non è un taboo sociale, è proprio che non vale neppure la pena di discutere di un affare tanto inutile. Io comunque sono l'unico al mondo che ha trovato un impiego per lo scarcozzo, e me ne vanto. Io ci ho scritto una storia sopra.

Sogno a deformazione professionale

Stamattina mi sono svegliato nervoso e incazzoso.
Nell'incubo che la sveglia ha interrotto, stavo formattando il Mac a causa di un fastidioso virus che mi impediva di accedere alla cartella Applicazioni e alle utilità di sistema, e che di tanto in tanto lasciava scivolare sullo schermo viscidi lumaconi in HD.
Non fosse stato un sogno orrendo, avrei quasi fatto i complimenti ai cracker onirici: pure i virus, su Mac, sono più fighi che su Windows.

Il divano a fecondazione assistita (post vietato ai minori)

Il divano a fecondazione assistita è un comunissimo divano su cui qualche d'uno ci ha fatto all'ammore talmente tante volte e in talmente tante posizioni che, se una donna sana e fertile ci si siede sopra, il rischio che rimanga gravida supera il 70%. Vale a dire l'equivalente della probabilità registrata con un atto sessuale completo.
Per completezza, poiché basate sullo stesso semplice principio, citiamo anche l'esistenza di piscine, vasche da bagno e tavoli a fecondazioni assistita, nonché ripiani per la cucina, lavatrici, automobili, sedie a sdraio, pianoforti a coda, panche della nonna, celle frigorifere fino ad arrivare ai forni crematori con medesime funzionalità, per le coppie più lubriche.
Per questa ragione, quando andate a casa dei vostri amici (soprattutto se novelli sposi), usate sempre le protezioni e non toccate nulla che non abbia visto la candeggina dieci minuti prima.

Dedicato a Ni(c)colò.

Sulla scuola polentona

Ad Adro c'è una scuola polentona che, in barba all'etica, alle leggi e all'ordinamento costituzionale, schiaffa loghi del sole padano sui banchi, sugli zerbini e e sui secchioni (non gli alunni, si spera). Nella scuola in questione si mangia solo cucina bresciana, con prodotti del luogo e chi non vuole mangiare carne di maiale se ne può stare a casa.
A parte che non ci voleva la lega di sta ceppa per chiedere che la gente si mangiasse i pomodori suoi, invece di far venire dalla Cina i cargo di pomodori contaminati e portarli su e giù per l'Italia coi camion. Insomma, senza arrivare alla secessione di fatto, bastava un po' di buon senso, qualche circolare diramata da qualche ministero e un po' d'organizzazione.
E invece no, la scusa è buona per far stare a casa gli italiani musulmani, gli italiani con disordini alimentari, gli italiani vegetariani, e tutti gli italiani a cui il maiale fa semplicemente cagare.
E tutti d'accordo, plaudenti come mentecatti, a far crescere i propri figli in un plesso che, lungi dall'essere la fucina del pensiero critico, è sponsorizzato da Cristi inchiavardati nel muro e loghi di partiti che ci fanno vergognare davanti al mondo. E questo perché? Perché ci sono frotte di minchioni disinformati che cercano una scusa ufficiale e condivisa per essere razzisti. Giuro, se sento uno di questi che mi attacca il pippone sul ci rubano i servizi, si appropriano dei nostri spazi e ci sottraggono il lavoro, giuro che non rispondo più di me.
Sul serio, non se ne può più. Non ho la forza, né la pazienza, di combattere con l'italiano medio. Sono troppi e troppo intransigenti/ignoranti/xenofobi/bigotti/cagasotto/lassisti/superficiali per poterci avere una conversazione costruttiva su qualunque argomento serio.
Io spero solo che, se c'è un po' di gente assennata ad Adro, scenda in piazza e spacchi tutto. Lo so che sta male, ma certi partiti dell'ammore l'unica cosa che capiscono sono le mazzate. Fateci caso.

Il Leccolingus

Più che una specie a sé stante, quella del Leccolingus è una caratteristica dell'animo che finisce col produrre effetti anche sul fisico di alcuni soggetti predisposti. Ma poiché di questo morbo occorre ammalarsi scientemente (si diventi Leccolingus per scelta, non può capitare come col raffreddore), non può neppure essere considerato a tutti gli effetti un malanno. E', semmai, una condizione del corpo e della mente deliberatamente ricercata.
Il Leccolingus di solito ha sempre un'aria innocente, e non di rado appare socievole e ben disposto nei nostri confronti. Ride con gusto alle nostre battute, accoglie con piacere i nostri vezzi e, se può, dà persino una mano. Tuttavia dietro quell'espressione innocua, si nasconde fondamentalmente un pavido. Come dire, tutto va bene finché tutto va bene. E così al primo stridore sospetto, al primo piccolo problema, al primo ingranaggio che cigola, state tranquilli che ha già srotolato la lingua e l'ha adesa stabilmente sul culo dell'autorità. Non riesce ad aspettare, è più forte di lui. Non di rado, vomita boli di pelo come i gatti, solo che i suoi sono peli di culo altrui.
Nei momenti difficili, quelli che rivelano sempre di che pasta sono fatte le persone, inizia a essudare tanto da ricoprirsi ben presto di una sorta di muco che gli esperti chiamano viscidume®. In alcuni casi, lascia persino chiazze per terra e sugli oggetti che tocca, e raccoglie tanta di quella munnezza che alla fine somiglia alle mani gommose che si trovano nelle patatine.

Non si capisce, visto che non è una malattia contagiosa, com'è che ce ne siano tanti in circolazione. Va' a sapere.

Come non detto

Chissà perché a montare un circo di aspettative ci si mette mezz'ora, mentre per smontarlo servono due giorni. E chissà perché, poi, gli imprenditori italiani hanno il bruttissimo vizio di scaricare su chi lavora per loro il rischio d'impresa, senza neppure il buon gusto di dissimularlo.
E' come se al casinò si pretendesse l'assicurazione sulle fiches: se vinco è tutto mio, ma se perdo mi restituisci i soldi.
Seriamente, questa gente ha bisogno di uno psicanalista.

Oggi ho ricevuto un'offerta

Oggi ho ricevuto un'offerta, un'offerta che difficilmente rifiuterò.
Tuttavia per l'innata perfidia che caratterizza il mio animo sadico, mi taccio zitto e mosca: non vorrei rovinare la sorpresa ai simpatici simbionti.

E soprattutto, non vorrei che la schiera di persone cui chiederò presto un favore si dia alla macchia.
Con tanto affetto, aW.

Cara sinistra che non c'è, isola di barriana memoria piena di animali in via d'estinzione, oggi voglio regalarti un consiglio. Gratis.
Non parlar male di Berlusconi. Sei passata sopra a talmente tanto che oramai, se solo ci provi, ti blastano. Lascia stare, non fa per te. Sei troppo perbene e talvolta persino colta, per poterti lanciare in anatemi e volgarità di un certo rilievo. Sei riuscita ad ereditare i due difetti dell'Huso huso -specie protetta brutta in culo- senza il vantaggio delle carni pregiate. Neppure un tanto al chilo, mi sa che vali qualcosa.
Il problema è che sei vecchia e polverosa, e io sono allergico alla polvere: un gran casino. Guarda, mi viene già l'orticaria sulle dita solo a scrivere di te.
Il problema più grosso è che sei evanescente e imponderabile come una bestia mitologica, ed esisti solo nei racconti di chi ti usa per giustificare la sua ingiustificabile esistenza. Tu dirai: gli italiani prima o poi si stancheranno e capiranno di essere stati presi in giro? E io ti rispondo, no. Sei tu che non capisci: Berlusconi ha appena comprato Zlatan. E' già in campagna elettorale, e rischia pure di vincere, mentre tu stai lì che cincischi e mi fai venire l'orticaria alle dita. Ti rendi conto?
Lascia stare l'economia, lascia stare i giovani che lavorano, non studiano, non si specializzano, insomma non fanno un cazzo; lascia stare l'energia, che tanto poi se ti ci metti tu ritorniamo alle macchine a vapore, lascia stare il Web e le telecomunicazioni, ché tanto sei ancora convinta che Internet è il ritrovo di pedoterrosatanisti di matrice islamica e poi la gente si ammazza di pugnette. Lascia stare il decoro e la decenza, e ora ti spiego il perché. Preparati, eh?
Gli italiani sono buzzurri. Punto.
Non è vero che capiscono, né che imparano dai loro errori e dalla storia. Qualcuno li chiama i bambini del mondo, io li chiamo coglioni e basta. Non sono volgare, eh, è una citazione.
Allora, per vincere queste elezioni fa' cosi. Lagnati che non c'è abbastanza calcio, che ci sono troppe regole e tessere allo stadio, dì che c'è poca gnocca® in tv e soprattutto datti una svecchiata. Seriamente, fa' i comizi con la Pausini, non con la Mannoia, fà trescare Bersani con Ricky Martin e magari prendi Totti e Ilary come testimonial. Perché non ingaggi dei fighi e delle tope telegeniche per sostituire il tuo entourage? Però ricordati di mandarli sempre in playback.
Poi, quando sei diventata modaiola, fa' un Heineken Tour e sponsorizza qualche squadra di rugby locale, dicendo che occorre restituire dignità pure agli altri sport. E magari fai una campagna con la rugbista tettona. Vedrai che si parlerà solo di te, cara sinistra che non c'è.
E alla fine, quando vincerai le elezioni perché le vincerai, in gran segreto e senza farti sgamare, cominci a rimettere a posto questo paese con leggi decenti in materia d'economia e lavoro, sul conflittuzzo d'interessi e -perché no- ci mettiamo al passo col resto del mondo con un piano energetico che vada al di là delle esigenze elettriche dello scaldabagno di Palazzo Chigi.
Ma in silenzio, eh. Perché se gli italiani si accorgono che ti occupi di faccende serie, poi sono cazzi. Anzi, se qualcuno ti domanda ragguagli su questa legge o quel decreto che hai fatto oggi, rispondi che tifi sempre e solo la grande Juve. Non c'entra una sega e non sai neppure chi ci gioca, alla Juve.
Ma vuoi mettere la popolarità?

Se guarda, non vede nulla

Se guarda, non vede nulla. Gli occhi sono acquosi e assenti, fissi verso un punto di fuga che non sta in questo mondo. E' là, che si interroga sull'esserci e sulla vita: il più incalcolabile dei privilegi e, al contempo, la più grossa fregatura dell'universo.
Non sei ancora neppure fuori dalla placenta, e hai già lasciato la lettera di dimissioni firmata sulla scrivania di Dio. Se non fosse per il conflitto d'interessi (lui fa le leggi, lui giudica), gli si potrebbe far causa, o no?
E invece sta là dentro, chiusa in un posto scuro e vuoto a contemplare il resto del mondo attorno che ruota e cambia e il vociare e tutto il resto. Non vede nulla, è stato detto, ma forse vede semplicemente altro.
Potessi aiutarti, potessimo tutti aiutarti. E' il cruccio che mi tormenta.
Certe volte, però, si può solo accettare compassatamente le cose che accadono; si può piangere, maledire ed imprecare. Ma come fai a meravigliarti che il sole muore ogni sera?
Non vede nulla, l'hanno già detto e ridetto.
Ma per quel che serve, per quel poco che posso, te lo prometto: domani sarò io a vedere per te.
Sembra poco, lo so, ma per qualcuno è tutto ciò che resta.