Finzioni influenzali

Nelle mie romanticissime finzioni influenzali, avevo sempre immaginato me nel letto tipo scià di Persia e una dolce metà a servizio pieno che, tra cure e medicamenti, somministra minestre, coccole e sesso in dosi assolutamente diseguali.
Come sempre accade in questi casi, però, la realtà supera di gran lunga la più dettagliata delle fantasie, e infatti stamattina abbiamo scoperto di essere entrambi due catorci mucoviscidi per niente proni alla filantropia, e di sicuro affatto inclini alle romanticherie.
Qui è guerra, e per ottenere una tazza di latte occorre rompere per almeno tre quarti d'ora.

Ma alla fine vincerò io. Io mi lamento molto di più.

La fisica della dolce metà

Dopo una bell'aperitivo a Trastevere, uno spettacolare giapponese e un cornetto alla crema notturno, alla dolce metà ieri si ingolfa lo stomaco. Accade quindi che l'universo (o quelle nelle sue immediate vicinanze, vale a dire io) finisca con l'essere risucchiato dal peso specifico del suo sonno disturbato. Ogni volta che si gira, si rivolta, si scotola, si scopre, si ricopre, produce una deformazione dello spazio tempo che risucchia tutto come un buco nero posto esattamente al centro del letto.
Stamattina, non so come, ero a bordo letto appeso al materasso come un koala all'eucalipto, e sotto di me non c'era più traccia del lenzuolo inferiore; per quello superiore, abbiamo organizzato una ricerca speleologica con il figlio di Angela.

Stasera brodino vegetale. E niente formaggio.

Due giorni, due ore e due minuti

Tra due giorni, due ore e due minuti accadranno diverse cose slegate tra loro ma accomunate dal fine.
I miei genitori, per l'occasione in veste di coppia normale, smetteranno di comportarsi come gli attori di una sitcom ammerricana doppiata in napoletano/barese, e faranno finta di essere due persone qualunque. Il risultato atteso sarà quanto mai inaspettato e divertente.
Mia sorella invece scenderà dai monti (di Pisa) per annettersi eccezionalmente al resto di noi, cane al seguito. Tra i due - cane e sorella - il primo talvolta gnaula e parla, la seconda bercia e manda sempre a cagare. Entrambi vanno trattati coi guanti ma presi a piccole dosi possono risultare esilaranti.
L'altra sorella, invece, resta semplicemente dove è.
Mio fratello, donnamunito, si materializzerà dal nulla. Non si può evocare né contattare. Seriamente, nessuno di noi sa mai dov'è e con chi è. Se lo chiami al cellulare non risponde, o risponde l'amico che non si sa perché ha il suo cellulare, o parte un messaggio in creolo che invita a richiamare più tardi. Talvolta semplicemente compare. Ne prendiamo atto e apprezziamo lo sforzo.
Io e la dolce metà saliremo assieme, anche perché per scroccare un weekend al mare si fa questo e altro. A dire il vero, abbiamo organizzato tutto noi. Mefistofelici, ecco cosa siamo.
A completare il quadro uno zio disneyano e un nonno idralcolico che sembra uscito dagli sceneggiatori di rai fiction, tutti sotto lo stesso tetto per tre giorni senza telecamere.

E il bello, in questa mia personale serie tv, è che non ci sono neppure gli intervalli pubblicitari.

Facebook, ovvero il fancazzismo

Ora che hanno integrato pure la geolocalizazzione in modo che chiunque può segnalarmi ovunque mi trovi a mia insaputa,  Facebook è diventato il gioco del fancazzista per eccellenza. Alla faccia della privacy, che finisce pari pari nelle fauci di aziende spregiudicate e markettari del marketing. E tutti contenti a cliccare e allevare polli virtuali e accettare sfide su quanto ce l'hai duro e a firmare petizioni contro i ballerini di flamenco abusivi del Gabon.

Prima lo ignoravo semplicemente. Ora lo odio proprio.
Avrei voluto lanciare moniti e anatemi qui per far desistere i miei pochi contatti dal geotaggarmi (sul serio, ho molte più richieste di contatti che contatti), ma ho trovato più pratico disattivare tutte le funzionalità sopraccitate.

A morte Facebook e tutti i markettari del marketing.

Non c'entra nulla

Ma lo vogliamo dire o no quant'è buona l'insalata greca fatta coi pachino, le fette di feta, l'origano fresco appena colto, l'olio di frantoio e le fettine di cetriolo dop dell'orto a guarnizione, con tutta la buccia?

Ecco, oggi questo è il mio contributo all'umanità. Si fa quel che si può.

La romanità dei vicini di casa

Passo solitamente su tutto.
L'altra sera dal balcone di fronte, una voce baritonale-pesciarola-romanesca ha urlato (sic!):
Cristiaaa, si nu sspegni 'r compiuteee gnente biusteee!*.
Seriamente, passino la prosodia maccheronica e la consecutio sospetta, e passi pure il raddoppiamento sintattico alla romana.
Ma 'sti figli proprio Christian, Andrew (pronunciato proprio èndriu) e Deborah li dovete chiamare?


*Christian, se non spegni il computer ora, per te niente würstel a cena!

Oggi è una buona giornata

Quando a qualcuno cui vuoi bene l'operazione va addirittura meglio del previsto, allora è decisamente una buona giornata. A prescindere da tutto il resto.
Sciolto il groppone, viene persino voglia di festeggiare.
Trastevere, ore 10:00 e brindisi apotropaici a non finire.

Quanto ci godo quando riesco a dare un calcio in culo alla sorte.

Delirio di onnipotenza, dossier e guinzagli

Cose dell'altro mondo, anzi di questo paese.
Politici che si fanno la guerra tipo televendita di pentole in TV, e che berciano senza neppure la delicatezza di adombrare le minacce: tu racconti questo di me, allora io racconto quest'altro di te, tu mi sputtani sulla villa, allora io racconto a tutti come ti sei comprato la reggia che sta nel giardino di casa tua, tu mi chiedi di dimettermi e io canto su gli incontri internazionali con gli altri dittatorelli del globo. E allora ecco che d'improvviso, il mordace punitore abbassa orecchie e codina, e ricomincia ad allisciarsi i nemici.
Ma è pazzia? Qua non è neppure più dimenticanza dell'etica, del rigore e del senso della giustizia: questi hanno perso di vista intelligenza, ragionevolezza e senso pratico. Oramai in questa fucina del ricatto ci sguazzano tutti, tutti ricattatori, tutti ricattabili. Non se ne può più. Farabuttini che si alleano con farabuttoni per spartirsi la poltrona, nonostante possiedano carte che ne provino la spregiudicatezza. E quando le tirano fuori? Non subito, come sarebbe giusto e onesto nei confronti del popolo d'Italia, ma quando fa comodo. Quando c'è pericolo di dimissioni. O di perdere una battaglia alle elezioni. O di non vedersi approvato questo o quel decretino ad hoc per salvare le solite capre e i soliti cavoli.
E questa gente osa anche parlare di giustizia? E di democrazia? E di trasparenza?
Ma soprattutto, italiani dove cavolo siete?

Non chiedetemi

Non chiedetemi come ne ho ottenuto uno.
C'è chi è morto per molto meno.

L'uomo fatto di lettere e finzioni

Questa persona ch'io mi so esiste eccome. Agisce, pensa, sbaglia e rompe le palle come chiunque altro.
Ma per qualcuno è l'eco d'un mio racconto, un tizio che non esiste se non nelle mie parole. E', in un certo senso, un uomo fatto di lettere e finzioni.
Ogni volta che però costui, nella sua apparente potenza di nulla, fa qualcosa di buono e secondo coscienza, all'improvviso si ammanta d'un senso di realtà che vince l'iniziale diffidenza di chi non lo conosce, e crea perfino un latente sentimento di benevolenza nei suoi confronti.
Ci vuole solo mille volte più tempo, ma alla fin fine le persone buone brillano su tutte le altre.
Ancorché fatte di lettere.

Il libro perfetto

Il libro perfetto non parla di quisquilie comuni, non elenca faccende quotidiane né parla di fuitine al bagno, visite prostatiche o mayonesi impazzite. A meno che, naturalmente, il libro in questione non tratti del mitologico homo stiticus, che mangiava panettone e cagava carbon fossile, dell'andrologo burlone o della pornocuoca. Ma quelli sono casi particolari.
Insomma, nei libri che piacciono a me c'è posto soltanto per singolarità ed eventi inauditi, eccezionali coincidenze e grandi idee. Non è un problema di temi: va bene tutto, dalle saghe dei mondi che schioppano, fino alle vite dei maghetti che crescono, passando per le dolcevite floreali. In particolare, ho una smisurata predilezione per i racconti, genere bistrattato in questo paese del cavolo in cui il romanzo sembra più figo solo perché è più lungo. Alla fin fine, almeno qua da noi, è sempre una questione di lunghezza.
Passino le pizzellacchere di tutti i giorni e le beghe d'amore, purché minimo ci sia a repentaglio l'estinzione della razza umana; altrimenti restano robaccia da signora middle class in vacanza a Fregene. Con tutto il rispetto per la categoria.
E poi, detto inter nos, quando ho voglia di una dumb comedy all'americana con scenette piccanti e intermezzi brillanti non devo neppure passare alla Feltrinelli. Mi basta parlare con la dolce metà o, in alternativa, alzare la cornetta per sentire i miei.
C'è chi nasce con la tragedia nel sangue e vive avventure grandiose.
Io no. Io vivo in  una sit com sempiterna.
[applause]