Buon anno e altre carabattole

E' da giorni che non scrivo, e me ne rammarico.
Giuro, avrei tanto voluto. Avrei voluto parlare di quanto io sia una persona orribile e verbalmente violenta, ma non l'ho fatto altrimenti poi avrei finito col crederci sul serio. Avrei voluto parlare di quanto è difficile trovare una casa da comprare, diviso tra le velleità dei proprietari (che sono perennemente convinti di vendere regge di Caserta vista mare, termoautonome, ampio parcheggio) e gli apparati suggenti delle agenzie immobiliari (che non servono a niente, hanno 3 immobili ciascuna e tentano spudoratamente di spillarti soldi in ogni modo concesso loro dalla legge e qualcuno pure un tantino discutibile).
Avrei potuto parlare della settimana dolomitica che mi attende a brevissimo tra amici e meno amici, là dove finirò definitivamente di spaccarmi un paio di cosce sullo snowboard: così la gente si ricorderà di me sulla tavola, come le sculture a cavallo di certi grandi grandi generali e condottieri.
Avrei avuto almeno tre o quattro personaggi su cui dire peste e corna, e altrettante categorie di persone su cui avrei inflitto la caustica ira di aW.
E invece nulla.
Voglio essere banale e leggero, come lo zucchero a velo del panettone, che poi te la ritrovi sulle dita, sul naso e nelle mutande, e poi quando meno te lo aspetti ci schiaffi pure sopra il liquore al cioccolatino del mi' babbo che è tanto buono e poi ti vengono i sensi di colpa per averla mangiata tanto sugnosa -che stavamo dicendo?
Non lo so. La verità è che la mia mente è sotto l'effetto narcotizzante delle ferie e dell'incipiente vacanza.
Ma visto che un briciolo di senso del dovere ancora cel'ho, auguro a tutti i miei lettori (gli altri, che si attacchino) un buon anno, un felice anno nuovo e soprattutto [insert wish here].

Ora, quasi quasi, torno ad appennicarmi.
E se, per qualche oscura ragione, non poteste vivere senza leggere i miei deliri, scorrete a ritroso quelli vecchi: tanto le mie fisime sono sempre attuali.
Buona vita a tutti, di cuore.

aW

Auguri politically scorrect 2010

Buon Natale all'italiano medio, che perso nei lirismi per la morte di Bearzot (dai commenti di Gazzetta dello Sport "ti sia lieve la terra", "il carro alato di Apollo ti scorti nell'Olimpo cui appartieni") e preoccupato per la sostituzione anzitempo di Benitez, non si è accorto che nel frattempo l'Italia sta definitivamente andando a rotoli.
Buone feste agli studenti, agli eterni precari, a quelli costretti a pagare il pizzo all'INPS pur sapendo che non vedranno mai una lira di quei soldi. Ehi, aspetta, ma ci sono anche io nel mucchio!
E Buone feste anche a La Russa, che non è fascista: è solo contro la violenza sempre e comunque, anche a costo di doverti prendere a calci in culo e arrestarti preventivamente. Ma lui è contro la violenza e l'arresto preventivo, ha dichiarato successivamente.
E auguri anche a Scilipoti, che se lo vedo per strada voglio sputargli personalmente in faccia tutta la mia gratitudine, e alla Gelmini, che dopo due anni e due chili di merda davanti la porta ancora non ha capito perché cel'hanno tanto con lei. Tutta gente che ha paura di farsi vedere per strada, e fa bene.
Auguri a Bersani, che se qualcuno gli domanda ancora che aspetta a darsi una mossa, lo manda a fanculo. Guardate che lo fa, eh.
E tanti cari auguri ad Alemanno e alla Brambilla, i quali hanno dimostrato come con la perseveranza e l'impegno sia ancora possibile mettere su dei centri per l'impiego efficienti e moderni, anche e soprattutto in spregio a tempi tanto difficoltosi.
Auguri alla Carfagna e alla Prestigiacomo, che all'improvviso e con qualche isterismo si sono accorte di non contare un benemerito cazzo, e auguri anche ad Assange, che prima fanno le porcate e poi se la prendono con chi le mette in piazza.
E auguri infine a tutti i boccaloni, i qualunquisti, gli ignoranti, i lassisti, i dementi, gli intolleranti, gli evasori, i corrotti ed i venduti che hanno contribuito col proprio impegno ad un Natale tanto di merda.

E poi, mal comune mezzo gaudio, non c'è più la mezza stagione e tanto va la capra sotto la panca che ci lascia lo zampino. Cose senza senso, cose come fare gli auguri di questi tempi.
E invece, auguri lo stesso.

Il daffare della dolce metà

da daGli studiosi moderni dicono che l'amore dura un anno, quelli più attempati tre.
C'è chi accusa i primi sintomi di crisi di coppia dopo un mese di matrimonio e chi la crisi matrimoniale cel'ha addirittura prima di sposarsi: è per quello che cornifica, perché si sente già ingabbiato. Mica perché gli piace trombicchiare a destra e a manca.
Poi ci sono quelli che soffrono nello scorrere lento che è proprio della vita, e allora sono costretti a ravvivarla con un bunga bunga, un'OPA o con la compravendita di qualche parlamentare. Solo che poi si annoiano di nuovo, e si ricomincia col tango.
C'è chi trova anguste le mura di un castello e chi, nel suo bilocale con microgiardino, si sente il re della sua regina (disclaimer politally correct: o re del proprio re, o regina della propria regina, o re del proprio harem o regina del proprio harem, insomma fate vobis).
Una cosa è certa, quanto a questo sto in una botte di ferro: c'ho l'assicurazione sulla vita perché non passa giorno che la dolce metà non si inventi un modo rigorosamente nuovo di movimentarmi la giornata. Un freezer dimenticato aperto, una bolletta andata perduta, un fanalino spaccato, una torta bruciata, una tenda sbracata, un invito ad un matrimonio (hanno sei parenti contati e ogni anno arrivano quei quattro o cinque inviti. Forse si sposano tre volte l'uno, va' a sapere), un qualcosa da comprare, un casino da dirimere, un giudice di pace da blandire, una cena a sorpresa da preparare, un regalo da consegnare, un filmato da montare, un mazzo di chiavi da ritrovare, una vacanza da consumare, una voglia da soddisfare, una slavina di calzini divisi da appaiare, una coccola da elargire e un bacio da schioccare.

Così imparano a prendersi dolci metà normali.

Ci siamo

Domani inizia la stagione sciistica di aW.
Se non torno, ora sapete perché.
E' comunque, c'è molto onore anche a dare le culate con lo snowboard.

L'uomo eppiàuar

L'uomo eppiàuar è così chiamato perché vive in un eterno happy hour emozionale. A vederlo da lontano mette pure buon umore; è simpatico, affabile, alla mano: è un vero e proprio imbonitore. Peccato che non ci sia nient'altro al di là di questo.
Questa curiosa creatura di Dio è capace di parlarti un'ora solo per convincerti di quanto sia corrisposto il suo amore per la moglie, profonda la devozione del figlio e desiderata la sua compagnia. Sono tutti amici, per l'uomo eppiàuar, nessuno escluso.
Se il postino gli porta la posta è per il suo sorriso affabile e per il buongiorno audace, mica perché è il suo lavoro. Se gli fanno pagare cento euro invece di cento euro (ma il meccanico giura che sarebbero state centocinquanta) per riparargli la macchina, è per la battuta garibaldina e la strizzatatina d'occhio. E se i carabinieri accorrono ad una sua chiamata è per la bottiglia di limoncello a Natale, mica perché stiamo in uno Stato di diritto.
L'uomo eppiàuar è pervicacemente convinto che tutti gli raccontino tutto. Se il figlio torna a casa alle sei del mattino con le pupille dilatate e l'andamento da zombie è perché studia tanto e si stanca; mica per via della marijuana autoctona, dell'alcol e del trombo sfrenato. I suoi amici sì, che si distruggono animo e cervello con gozzovigli e bagordi, ma il figlio no. Io sono un amico, per lui. Mi ha pure fatto vedere una foto sull'iPhone in cui tutti i suoi amici erano fatti e lui no. Ma l'idea che l'abbia scattata prima, non lo sfiora neppure lontanamente.
E' fatto così, l'uomo eppuàuar, non c'è niente da fare. I suoi rapporti con le persone non sono mai scontati, di routine o geneticamente determinati: è proprio che si sente un relationship-expert, e ogni dimostrazione d'interesse o affetto si trasforma sotto le sue mani in un'occasione per pleonasmi sentimentali e virtuosismi da carramba che sorpresa. E' uno specialista dell'iperbole amorosa e un ossessivo compulsivo dell'amicizia: laddove un comune innamorato lancerebbe discreti sguardi carichi di erotismo, lui riesce invece a discettare della loro meravigliosa relazione mentre imbocca la dolce metà con una mano e con l'altra le scrive una poesia d'amore legata ad un ramo di pesco. Là, sul tavolo dove stiamo mangiando la pizza.
Ma il vero problema è voler bene, a uno così. Se sei sincero e discreto, cioè non fai fuochi d'artificio ogni volta che lo incontri, lui neppure lo nota. E alla fine, ti passa pure la voglia d'insistere.

E' un giorno triste per questo paese

Ed è ancora più triste che mezza Italia stia dormendo davanti allo scempio consumato da quell'uomo sui ruderi della Democrazia. Da quell'uomo e da tutta la sua corte di leccaculo voltagabbana cambiacasacca che per un mutuo o uno stipendio fasullo chiedono sacrifici a noi mentre loro si garantiscono la bella vita.
Da quell'uomo, dalla sua corte e da tutti i vari Fini e compagni che ora -all'improvviso- dicono quello che Grillo, Travaglio e Di pietro reiterano da anni prendendosi improperi da destra e da sinistra.

Sono preoccupato per questo paese, e per me. Perché sento sempre più l'urgenza di fare qualcosa. Perché non voglio trovarmi ancora più nella merda solo per l'insipienza, il lassismo, l'ignoranza e la disinformazione di una buona fetta di paese.
Non si può aspettare semplicemente la bancarotta e il declino perché finalmente anche il resto d'Italia si renda conto della direzione che abbiamo preso. Ma basta.

L'impossibile assistenza tecnica

Fastweb fibra è una gran figata, bisogna ammetterlo.
Oggi però non funziona un tubo, né Internet né telefono.
Nessun problema, mi dico, è sufficiente contattare l'ineffabile assistenza tecnica: ci penseranno loro.
Peccato che per segnalare il guasto su linea e Internet, sono presenti due sole modalità, vale a dire Internet e telefonata da una linea Fastweb.
Che se avessero funzionato, avrebbero pure reso superflua la chiamata.
Qualcuno spiega il paradosso ai geni di Fastweb?
Grazie.

Santo iPhone e santa 3, che con 5 spuzzolosissimi euro al mese funziona pure bene.
disclaimer per i malfidati: non sono pagato né da 3, né dai concorrenti di Fastweb. 
Magari lo fossi.

Fantacolloquio con la dolce metà (ovvero "nella doccia")

Io sono in grado di tenere una conversazione con la dolce metà in qualunque momento.
Anche sotto la doccia.
Anche in sua assenza.
La conoscenza reciproca è tanto profonda che senza difficoltà posso battibeccare, almanaccare, cincischiare, incazzarmi e perfino fare spettacolari battute da pisciarsi sotto dalle risate. Tutto come se ce l'avessi davanti.
Anche da solo, come ieri pomeriggio sotto la doccia.
Io e la dolce metà abbiamo virtualmente discusso sul programma della sarata; abbiamo scherzato e chiosato su cose e persone (leggi, abbiamo sparlato). Come un'autentica macchina da retorica, sapevo esattamente cosa opporre ad ogni sua argomentazione, rimostranza, dubbio o tentennamento.
Non c'era chiacchiera deliberativa, cazzata epidittica né sofismo à la Ghedinì che tenesse: le sapevo tutte.
Sempre nella mia testa, si intende, che era sempre sotto la doccia.
Ci ho messo un po' ad ottenere ragione, ma dopo uno scambio piuttosto animato l'ho infine avuta doma.
Quando è squillato il telefono -era la dolce metà, quella vera- l'ho mandata direttamente a fanculo per tutto lo stress e il tempo che mi ha fatto perdere.
Sempre in testa, sempre in doccia.
Dopo che le ho raccontato tutto, ridendo, mi fa vabbè, ma quindi che abbiamo deciso sotto la doccia? Così  almeno risparmio tempo.


Fa molto comodo una dolce metà dotata di senso pratico. E ancora di più una dolce metà che non si meraviglia più, qualunque sia il nuovo delirio che mi è preso.

DNA-Matic 9000

Potere del Web, quest'anno non devo neppure appiccicarmi alle vetrine dei negozi come un bambino dickensiano. Ecco il regalo perfetto per la dolce metà: una macchina portatile per l'estrazione del DNA,  così può divertirsi con ampolle e fluidi schifosi anche quando non è a lavoro.
DNA-Matic 9000

Costo, appena 50.000 dollari.
Ed è pure compatibile con l'iPhone. Cazz' volete di più?

8 dicembre, festa della mamma (mia)

La verità è che sono cresciuto in una famiglia in cui, ogni 8 dicembre della mia vita, mia madre viene letteralmente soverchiata da slavine di auguri. E ciò accade più o meno da sempre, ipotizzo ben prima della mia esistenza, un po' perché di nome mia mamma fa Concetta, e un po' perché rivendichiamo con orgoglio origini terrone.
Sin da quando ero un pupo imberbe e rotondetto (ora non sono più imberbe), e ben prima di comprendere l'Immacolata Concezione che si nascondeva dietro la ricorrenza, sapevo soltanto che l'8 dicembre si festeggia mia madre, con parole e cibarie. Faccenda curiosa, visto e considerato che il suo compleanno viene neppure due settimane prima.
Nella mia personalissima -ed egocentrica- cosmogonia, si trattava di una specie di biscompleanno, di una onorificenza honoris causa, o se volete di una sorta di festa della mamma, ma non di tutte: solo della mia. Per premiarla della pazienza, per la pizza più buona al mondo e per tutte le volte che rompe le scatole.
E questa improbabile santità -quattro figli al seguito e nessuna evidente velleità di noviziato- mi ha talmente condizionato nella vita che talvolta mi viene da dire ma come, non hai ancora fatto gli auguri a mia madre? Ma serio, eh.
E davanti ad occhi strabuzzati e sopracciglia sollevate, ci metto un po' a capire che mia madre non è famosa come la Madonna, e soprattutto che si tratta di un volgarissimo onomastico. Sarà il condizionamento, magari, o una qualche raffinata forma di imprinting.
A proposito. Ma voi gli auguri a mia madre li avete fatti?

Cacciamo i 'gnoranti

Io so una cosa che voi non sapete

(pappappero)

Ladri di futuro

La lettera di Elisa Albanesi.

La lettera degli studenti è molto lucida e coglie perfettamente la natura dei nostri problemi. Il lassismo, l'acriticità, l'indifferenza e il benessere dei nostri genitori hanno impoverito il paese e privato noi giovani del futuro. Lavoriamo -quando lavoriamo- per pagare tasse e la pensione ai nostri genitori. E questi neppure si rendono conto del pozzo nero in cui ci hanno scaraventato tutti.
E' triste sapere che in ultima istanza proprio coloro che ci amano di più e che avrebbero dovuto tutelarci ci hanno traditi. Non si può nemmeno odiarli.
Che fregatura.