Il libro perfetto

Il libro perfetto non parla di quisquilie comuni, non elenca faccende quotidiane né parla di fuitine al bagno, visite prostatiche o mayonesi impazzite. A meno che, naturalmente, il libro in questione non tratti del mitologico homo stiticus, che mangiava panettone e cagava carbon fossile, dell'andrologo burlone o della pornocuoca. Ma quelli sono casi particolari.
Insomma, nei libri che piacciono a me c'è posto soltanto per singolarità ed eventi inauditi, eccezionali coincidenze e grandi idee. Non è un problema di temi: va bene tutto, dalle saghe dei mondi che schioppano, fino alle vite dei maghetti che crescono, passando per le dolcevite floreali. In particolare, ho una smisurata predilezione per i racconti, genere bistrattato in questo paese del cavolo in cui il romanzo sembra più figo solo perché è più lungo. Alla fin fine, almeno qua da noi, è sempre una questione di lunghezza.
Passino le pizzellacchere di tutti i giorni e le beghe d'amore, purché minimo ci sia a repentaglio l'estinzione della razza umana; altrimenti restano robaccia da signora middle class in vacanza a Fregene. Con tutto il rispetto per la categoria.
E poi, detto inter nos, quando ho voglia di una dumb comedy all'americana con scenette piccanti e intermezzi brillanti non devo neppure passare alla Feltrinelli. Mi basta parlare con la dolce metà o, in alternativa, alzare la cornetta per sentire i miei.
C'è chi nasce con la tragedia nel sangue e vive avventure grandiose.
Io no. Io vivo in  una sit com sempiterna.
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