Il daffare della dolce metà

da daGli studiosi moderni dicono che l'amore dura un anno, quelli più attempati tre.
C'è chi accusa i primi sintomi di crisi di coppia dopo un mese di matrimonio e chi la crisi matrimoniale cel'ha addirittura prima di sposarsi: è per quello che cornifica, perché si sente già ingabbiato. Mica perché gli piace trombicchiare a destra e a manca.
Poi ci sono quelli che soffrono nello scorrere lento che è proprio della vita, e allora sono costretti a ravvivarla con un bunga bunga, un'OPA o con la compravendita di qualche parlamentare. Solo che poi si annoiano di nuovo, e si ricomincia col tango.
C'è chi trova anguste le mura di un castello e chi, nel suo bilocale con microgiardino, si sente il re della sua regina (disclaimer politally correct: o re del proprio re, o regina della propria regina, o re del proprio harem o regina del proprio harem, insomma fate vobis).
Una cosa è certa, quanto a questo sto in una botte di ferro: c'ho l'assicurazione sulla vita perché non passa giorno che la dolce metà non si inventi un modo rigorosamente nuovo di movimentarmi la giornata. Un freezer dimenticato aperto, una bolletta andata perduta, un fanalino spaccato, una torta bruciata, una tenda sbracata, un invito ad un matrimonio (hanno sei parenti contati e ogni anno arrivano quei quattro o cinque inviti. Forse si sposano tre volte l'uno, va' a sapere), un qualcosa da comprare, un casino da dirimere, un giudice di pace da blandire, una cena a sorpresa da preparare, un regalo da consegnare, un filmato da montare, un mazzo di chiavi da ritrovare, una vacanza da consumare, una voglia da soddisfare, una slavina di calzini divisi da appaiare, una coccola da elargire e un bacio da schioccare.

Così imparano a prendersi dolci metà normali.

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