La storia del tordello che non voleva volare

C'era una volta un tordello che non ne valeva sapere di imparare a volare.

E scalciava con le zampette, e si lagnava, e piangeva con l'ugoletta di fuori oh babbo d'un tordo torquato, ma io mica mi sento di buttarmi di sotto. C'è i cani, laggiù, ed è aperta la caccia, e poi se mi chiedono la capitale del Burkina Faso che fò, ché non la so?
Va là, gli fa il babbo, a chi vuoi che venga in mente di importunare un tordello piccolo e poco pratico come te. E poi lo sanno tutti che la capitale è Ouagadougou. E nel dire ciò, apriva le ali e lievemente lo sospingeva fuori dal nido.
Ma con tutto 'sto vento? Mi buscherò un raffreddore che la metà basta, e mi verranno i piedi palmati come a zia Ocla. Lo sai, vero, che ci vengono i piedi palmati a stare nell'umido? Pigolava ancora, sperando di apparire un po' più convincente di quanto suonasse alla sue stesse orecchie.
Ché poi, che storia è questa che ci si catafotte di sotto senza uno straccio di preparazione? Un minimo di esercizi? E se mi stiro un'ala? Sarà mica il caso di fare stretching? Oh babbo, perché non mi aiuti a fare sssstreeeeeeee... Ma dovette troncare frase e speranze là, a metà, perché il papatordo gli assestò una bella zampata e lo scaraventò fuori, onde mettere un fine allo sdilinquimento compulsivo di quella giovane leva e poter continuare a fare le parole crociate in santa pace.
La morale di questa storia è ambivalente ed è precisamente questa: non avere paura di fare quello che devi fare, perché tanto se non lo fai, ti becchi un calcio in culo, un cazziatone e poi lo fai lo stesso.
Trentasette orizzontale: abbreviazioni di questi.