L'uomo di cera, nonostante gli avversi e disgustosi pregiudizi che lo lapidavano, era capace d'amare, e lo faceva con una onestà ed una intensità disarmanti. Ma fu sciocco, o tremendamente sfortunato: l'incauto si innamorò della regina delle puttane, quella che, da un palazzo d'ardesia, sui cuori degli uomini ci camminava coi tacchi a spillo, riducendoli poco più che fazzoletti bucati.
Ben conscio d'andare incontro ad una delusione cocente, si incamminò per i gradini neri e consunti che conducevano agli appartamenti, per proporsi. Le altre puttane, nascoste dietro drappi e paraventi e porte osservavano la scena in silenzio, talvolta sopprimendo le risa, talvolta lanciando sguardi alle compagne, in qualche caso persino con apprensione. Se la loro regina si fosse innamorata, tutte sarebbero state sciolte dalla schiavitù, per sempre affrancate. L'uomo di cera entrò in una sala illuminata da fiammelle danzanti e lì, seduta su di una sontuosa bergère, stava lei, il desiderio ardente, il suo zahir.
Lei lo incendiò con una sola occhiata.
Una insostenibile sensazione di pace pervase l'uomo di cera mentre moriva sciogliendosi.
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6 commenti...:
Non so perchè, ma sapevo come sarebbe finito questo racconto!!!:)
p.s. ho notato che ultimamente non è poi così vuoto questo teatro! ;)
L'avevo condannato a morte ancor prima di iniziare a scriverlo :P
ps: si è riempito di botto perché sono dotato di amici straordinariamente in gamba (e ficcanaso)
Una morte decisamente splendida
incredibile, un blogger che mette tutti gli accenti giusti e scrive po' con l'apostrofo e con l'accento!
grazie, grazie davvero, sarà un piacere passare di qua!
Ciao Silvia, piacere.
Sei la benvenuta nel mio infinito (tempo fa avrei detto anche vuotissimo) teatro. E' inutile che ti faccia strada: l'hai scovata già da sola :)
Sei ossessionato anche tu dall'idea stessa di uno zahir...
AHAHAHAHAHAHAHAH!!!!
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