Il commiato con la Casa che Muta

Dal divano che per due anni è stato l'avamposto e la torre di vedetta della Casa che Muta, l'ho guardata tristemente svuotata e assente. Se dicevo c'è nessuno?, mi rispondeva quella eco che c'è sempre quando in un posto manca l'anima. Potevo ricordare perfettamente i giorni passati e mi sembrava persino di riuscire a sentire l'odore della torta di mele al cocco, o di vedere il casino che storicamente regnava inguattato dietro ai discreti cassetti traslucidi.

Un battito di ciglia, e non la riconoscevo già più.
Scaffali e libreria, senza un libro o un cazzabubbolo fuori posto, erano evanescenti e alieni, e un disdegnoso distacco sembrava essersi alzato all'improvviso tra noi e la Casa che Muta.
Che poi, pensatela come vi pare; ma come le abbiamo voluto bene noi, nessuno mai.

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