La notte insonne di Cocco e Lefco

Cocco fa i picci di sonno perché non riesce a dormire, e meno dorme e più si lagna, e più si lagna e meno riesce a sorpirsi. Allora Lefco lo calma col solletico sotto gl'alluci, così che forse almeno lui riuscirà a chiudere occhio. Durante la notte, Cocco fa sognacci fetenti, si agita, si rigira nel letto, biascica e borboglia come uno di quegli affari che biascicano e borbogliano in continuazione, che non mi ricordo come si chiamano. Allora Lefco si alza e gli gratta il ginocchio, e mentre lo fa sogna di dormire, magari da qualche altra parte del mondo.

Alla mattina presto, trilla il telefono come campane di Cattedrale. E' la mamma di Cocco: chiama per sapere se gli è rimasto lo zucchero. Perché, ti serve? Le domanda Cocco, no era per solo per sapere. Lo zucchero fa bene al cervello e mai sia resti senza a casa, e chiude la conversazione.
In piedi anzitempo e scoglionato, Lefco va al lavoro dove però quaglia poco e niente perché tiene sonno come uno di quei cosi che hanno sempre sonno ma non dormono mai, che non mi viene il nome. I cosi.
La morale della storia è che stasera Lefco staccherà il telefono e metterà il papavero nel bicchiere di Cocco. E se non lo fa lui, lo faccio io, parola d'onore.

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