All'alba, attorno alla Casa che Muta

Ci risiamo.
Dalle 8 alle 9.30 è il solito Concerto dei Tagliaerba, creature mitologiche metà lama e metà testa di cazzo che spuntano fuori ai primi timidi raggi del sole all'alba, e rientrano nelle tane non appena il sole si fa più gagliardo o io mi sono svegliato. Poi, di solito c'è un Grattasega che ha sempre qualche asse di legno da grattare, qualche lamina rugginosa da scrostare o qualche muro da scartavetrare; ma di solito i Tagliaerba sono più numerosi, insistenti, e paiono comandare sui Grattasega. E sebbene non vivano in branchi, sospetto che usino il rumore per localizzarsi e rassicurarsi a vicenda.
Una cosa, però, non mi torna da quando vivo qui. Qualche cosa recisamente non torna.
Non esiste tutta questa erba da tagliare, attorno alla Casa Che Muta neppure se contiamo quella sotto al mandarino nano e i peli pubici della gente. Eppure, lavorano con una tale foga che, messi insieme, costoro potrebbero abbattere l'Amazonia e la Foresta di Memole in appena una settimana di lavoro.
Ed è allora mi è diventato tutto chiaro: o sono il frutto degli esperimenti genetici dell'Ikea, o sono i più grandi rompicoglioni dell'Universo conosciuto e, forse, persino oltre.

(sia ascritto alla storia: alle 9.40 hanno finito di scassare la uallera, e a molestare l'aria sono le ugole degli animali curiosi che popolano gli alberi attorno alla Casa che Muta)

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