Delirio chiavistico alle dieci di sera

22.12

Ieri sera, arrivati al mare, sono sceso dalla mia (mezza) macchina e mi sono avvicinato al (mezzo) bagagliaio. Ne ho tratto i pomodori del mi' babbo, che sono asprigni onesti e senza concime, ho sradicato le valige e ho catafottuto il resto del ciarpame, che non ricordo manco cosa fosse.
22.14
Un tintinnio m'ha fatto il solletico alle orecchie, ma l'ho semplicemente ignorato, credendo che fossero gli angeli in coro, intenti a cantarmi l'inno all'arrivo, o forse stavo solo rincoglionito.
22.15
La tragedia ha inizio. Le chiavi della macchina, in tre minuti tre, sono letteralmente sparite. Abbiamo sollevato e scosso la (mezza) macchina, l'abbiamo rivoltata dal motore al parabrezza, l'abbiamo sarchiata, solleticata, sbrindellata e scotolata, ma niente sembrava produrre il benché minimo tintinnio chiavesco. Sembrava che avesse letteralmente inghiottito le chiavi.
23.27
Dopo aver fatto risonanza magnetica e tac ai gatti del circondario e ad una vecchia che buttava la monnezza, decisi che il mistero doveva risolversi là dove era nato: nei pressi del bagagliaio. E così, dopo un certo numero di calci e pedate al paraurti, una in particolare deve essere stata assestata nel giusto momento e nel giusto punto, perché qualcosa di metallico (non il motore che cede alla violenza, speriamo) si era mosso. Le stronze delle chiavi, infilandosi non si sa come attraverso i buchi che i geniali ingegneri avevano progettato (a che cosa servono dei buchi grossi come un pene di facocero nel paraurti? A COSA?) si erano infilate tra il paraurti e una piega dello spazio tempo che portava a Orte Scalo. E solo dopo altre, disperate percosse, la macchina s'è risolta a sputare ciò che aveva rubato.
23.47
Finalmente, coperto di grasso di motore ma per niente incazzato, ho potuto mettermi a tavola e farmi una ricca abbuffata. Che vita.

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