Stamattina, uscendo di casa, ho assistito a un fatto curioso e, almeno mi pare, inspiegabile. Una formichetta insignificante, oserei affermare più piccola della media, stava abbarbicata sul pomello dell'appendiabiti. Lei, nerissima, si stagliava perfettamente contro il pomello bianchissimo, sulla cui circonferenza trotterellava impavida e quasi bellicosa.
Non faceva altro che questo, girava e girava, incessantemente e senza il minimo affanno. L'ho osservata parecchio - scommettendo su quando si sarebbe stancata - l'ho ammirata per l'insistenza e ho tentato di comprenderne ragioni e pulsioni.
Come avesse potuto arrivare là da sola, poi, resta semplicemente un mistero: sul pomello dell'appendiabiti del corridoio dell'entrata, che è privo di finestre e separato con una scala dal resto della Casa che Muta.
C'era più costanza in quella formica che in tutte le mie fibre messe insieme, probabilmente. Ma senza uno scopo, e senza cervello, si può finire con lo sprecare la propria intera esistenza a girare in tondo sul pomello dell'appendiabiti altrui.
Ho chiuso quindi la porta alle mie spalle, e l'ho lasciata al suo destino. Ammesso che ne avesse uno.
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