La storia del paese dove vivo

Davanti a me, una linea curva di tre verdi collinette, e un'altra dietro più aspra e irregolare: sono le modeste montagne che appartengono ad ogni mio risveglio la mattina. Mentre rimiravo sereno il paesaggio, mi domandavo perchè, tra tutte e tre, il paesello fosse sorto proprio sulla collinetta centrale. Né la prima, né l'ultima, ma proprio quella di mezzo.
Sulla punta, simile a un dente cariato, si ravvedono un paio di torri del castello che attualmente ospita il municipio; tutt'intorno filari di casette chiare che circondano il municipio come concentrici, diseguali girotondi.
Per tracciare le ragioni di questa scelta, bisogna risalire parecchio indietro con la storia, esattamente quando la carne si amava umettarla con un intruglietto torbido ricavato dalle interiora appassite di pesce e nel Regillo si riversava il sangue necessario alla storia.
Nei pressi di quello che, in lingua ava, solevano chiamare con un nome che oggi suonerebbe come Monticello, stavano le tre colline in questione, non troppo diverse da come sono tutt'ora, forse un po' più verdi e selvatiche. Ruggiero sarebbe passato di lì secoli dopo, a combatter d'amore per un certo Brandimarte, ma nessuno ne conosce gli esiti, visto che di certe cose, nella storia, non v'è mai voce.
Tornando alla quistione che più s'addice al tema, c'era una volta veruna delle cose che conosciamo oggi, bensì un vecchio aristocratico, pomposo e rattuso, che si innamorò di una bella figliola procace, tutta sangue e latte. La volle per sé, e quella manco a dirlo ci stette. Ma ella volle tornare a vivere nella terra dove era stata corteggiata e amata, e così il signorotto fece tosto costruire una bella vigna sulla collina di mezzo, per addivenire al consiglio della graziosa pulzella.
La prima, fatale notte di matrimonio, fatto che ebbero l'ammore, l'ardore fu cotale che gli venne uno stroncamento al cuore, che la giovine per un attimo aveva quasi sperato in una virile impennata: invece era solo il rigore dell'infarto, povera pupilla. Ordunque, quella giovine donna non si perse d'animo e infilò sotto le lenzuola il garzone, lo stalliere, il cuoco e molte altre gagliarde simpatie, così che presto, fu tutto un fiorir di pupi e marmocchiume, disperso nella verzura di Monticello. Uno di questi pueri, chiamato Lieto, sarebbe diventato ben presto un brillante consigliere in un municipio romano che stava in quei dappressi, e quando - vecchietto e un po' meno rattuso del padre - gli fu chiesto di fondare una città che portasse buon vino e miele, quello si ricordò dell'antica vigna materna e disse: 

Le cose più buone verranno dal luogo che m'ha cresciuto e amato, la vigna de' miei avi. Vi sono tre colline ma è in quel prato che fui concepito ed è lì che avrà nuovamente inizio la vita.

Insomma, nel prato della collina che sta in mezzo - non la prima, non l'ultima -  la mamma di quel dignitario aveva allegramente saltato la pastinaca ed è semplicemente questa è la storia dell'origine del paese dove vivo.
Ma non cercatela sui libri, non ne troverete traccia.

0 commenti...: