Il ragazzo cliché

Questo ragazzo di cui voglio parlare esiste sul serio, altrove da qui, ma c'è: lo giuro. E' piccolo, tarchiatello e pelosetto, al centro delle attenzioni sue e degli altri in qualunque modo possibile e se non lo è, fa in modo di esserlo. Anche quando è altrove.
Dal canto mio, mal sopporto questo tipo di violenza sulla coscienza e, piuttosto, mi attrae più ciò che di bello ed eccitante c'è nel silenzio raccolto di un ne caghè pas. Vero o fittizio che sia, va' a saperlo. A volte non si ha semplicemente il tempo di scoprirle, certe cose.
Si diceva che questo ragazzo non ama granché ma sembra molto amato; la sua compagnia viene addirittura lesinata, ci si lagna se c'è e ancora di più se non c'è. E' una persona reale eppure è molto meno che uno dei miei personaggi, perché è vittima di sé stesso, della sua storia e delle sue ragioni. E' una finzione sempiterna, un cliché vivente, non possiede spessore perché è così che è e che desidera essere.
Ma sottosotto, è un sollievo sapere che non c'è il giullare intorno. Si fa meglio, si conosce meglio, si conquista meglio, si pensa o parla meglio se non c'è lui a fare il pagliaccio. Tutti lo sottendono, qualcuno sottosotto lo dice pure. Ma il ragazzo cliché è buono solo quando c'è da divertirsi tutti assieme, e cioè una piccola frazione d'una piccola giornata. Per il resto, si cerca di godere da soli ed in due. Perché checché ne dicano bontemponi e filosofi puzzoni, una risata in cento è gioia moltiplicata ma un bacio sotto le lenzuola batte tutte e cento le risate, i bontemponi ed i filosofi messi insieme. Al massimo sono coadiuvanti, ecco, come lo sciroppo.
Desideravo conoscere il ragazzo cliché, davvero, perché mi incuriosiva l'alone di vocerìa vagamente leggendaria che lo circondava. Ho scoperto che non è molto più di ciò che appare, non è complesso più di altri e non conosce altra luce che quella della sua ribalta.
Ed è strano che tutta questa storia, che sembra contribuire a osannare quella celebrità, in realtà parli di tutt'altro, nascosto nell'ombra e riparato dall'occasione che non torna, che fa pensare e che lascia sulla bocca lo strano sapore del dubbio.
Vedi? E' pura, piccola celebrità. Ne parli con parole piccate e vistose ma poi, alla fin fine, il ragazzo cliché resta ammonticchiato là insieme alle riviste polverose che non sfoglierai mai più, assieme al boa con le piume di struzzo e al resto del ciarpame che aspetta una ragione per essere gettata via.
Il resto, no. Resta.

2 commenti...:

Gatto Nero ha detto...

Mi permetto.

Non so quanto questo tuo post parli di me, per quanto mi pare evidente che lo faccia (dalle coincidenze temporali a quelle descrittive, direi che siamo lì).

Non mi conosci. Ed è giusto che tu ti faccia le idee che voglia sulla mia persona. Perché anche io me li faccio venire, i dubbi, sull'immagine che dò di me. Però. Però "al centro delle attenzioni sue" presuppone che tu con me ci abbia parlato, e abbia avuto occasione di notare un mio egocentrismo, che pure c'è. Ma davvero: capita a volte che mi sbatta per gli altri più del dovuto.

(Ok, commento poco chiaro. Il punto - sostanziale - è che ci si rimane male a leggere una descrizione così, e ci si pensa un po' su. Quindi, scrivere con la tristezza e il mal di testa non ti rende particolarmente comprensibile.)

aWilito ha detto...

Ciao Gatto,
è curioso che tu parli di "conoscere bene le persone", perché è evidente che stai giudicando il mio racconto senza aver letto nient'altro di mio.
Ora devo scappare a lavoro. Più tardi ti invierò una mail con delle spiegazioni.
Per ora sappi che non era mia intenzione né parlare di te, né prendermela con chicchessia.
Le mie sono finzioni fini a sé stesse,tutto qua.
Piuttosto, mi ha colpito il fatto che sei venuto a leggere di me.
Per il resto, ne parleremo in privato.

aW