Zarzuela, il mio genietto da altri mondi

Questa mattina sono stato svegliato molto presto dal mio genietto proveniente da altri mondi, Zarzuela. Il nome l'ha deciso lui stesso, perché dice che suona come quello d'un personaggetto di Asimov e poi adora il teatro lirico spagnolo. Anzi, mi rimprovera sempre di non tenere l'opera omnia di Ramon de la Cruz, chiunque egli sia.
Dice che l'impegno di avere cose belle è piccolo, giacché noi esseri umani avremmo fatto pochissime cose degne d'esser contate, nel suo modo di vedere.
Così stamattina, mentre mi tuffavo sguazzando nella marmellata d'arance, gli ho chiesto quale sarebbe secondo lui l'invenzione più stupefacente dell'intera umanità. Non mi aspettavo come risposta la ruota, ma neppure quel che mi disse secco e repentino.
Squittì: lo stai usando proprio ora. Il cucchiaino.
E, di grazia, per qual motivo sarebbe la nostra migliore invenzione?
Perché è piccolo, utile e dalle forme aggrazziate. E fece skiock.
Quando scompare fa una specie di schiocco.
Guardai meglio il cucchiaino. Era minuto, scurito dal tempo e dai glucidi, e tuttavia attrezzo tra i più comuni ed usati nella mia vita. A pensarci bene, era il mio preferito; usavo sempre quello.
Non credo a tutt'oggi che il giudizio di Zarzuela fosse del tutto scevro di quel sottile senso di alterigia che qualifica il pensiero comune del suo popolo nei nostri confronti.
Però di certo non avevo mai dato al cucchiaino tutta l'importanza e gli allori che meriterebbe.

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