La cosa più eccezionale al mondo

Ieri sera passeggiavo a Campo de' Fiori. Le luci, le voci, il movimento ipnotico di cose e persone, e l'immobilità di alcuni saltimbanchi che talvolta imitano una statua egiziana e ieri, invece, un uomo in gran carriera, con tanto di cravatta al vento, passo rapido e ventiquattrore straripante. Il tutto rigorosamente immoto come in una fotografia, o in una glaciazione istantanea. C'erano fiumi di gente, molte straniere, che scorrevano in direzioni confluenti ed opposte, come vere e prorie correnti in cui noi tutti, simili a particelle d'acqua, scivolavamo cedevoli al moto pur essendone al contempo la causa.
Nel brusio scomposto una voce catturò d'improvviso la mia attenzione "...mi devi proprio credere!".
Una voce, d'una ragazza invischiata nella corrente opposta alla mia, si rivolgeva concitata ad una qualche amica, o amico, che ancora non riuscivo a scorgere.
"Questa, credimi, è la cosa più eccezionale al mondo," insisteva gesticolando vistosamente, come se tentasse con tutte le forze di trattenerla ancora per un secondo, prima d'esplodere.
"Quado l'avrai saputa" - era precisamente davanti a me, nel dire ciò - "non potrai più vivere come una volta, non potrai più dormire al solo pensiero. E' veramente grossa."
La ragazza mi distaccava sempre più, nel mentre, e compresi che la sua voce si faceva sempre più flebile, così ruotai la testa senza troppa disinvoltura, in verità.
"Sei pronta?" pungolava in lontananza quella sua amica, ma forse l'aveva rimproverata con un sei tonta? Non potevo esserne certo. Lottai senza speranza nel tentativo di liberarmi dalla invisibile morsa dell'imitazione degli altri ma senza successo. Le ultime parole, che mi giunsero oramai indistinte all'orecchio, stavano dicendo "Ti ricordi Mario? Bè, lui..." e poi più niente, solo il vago, insignificante brusio di prima.
Se Mario era l'amante d'una regina, o l'inventore dell'auto a moto perpetuo, o un angelo caduto per errore sulla terra, non lo saprò mai più perché come spesso succede, arriviamo sempre un filo troppo presto o troppo tardi, agli appuntamenti della vita.
So solo che lo scorno, al momento incurabile, fu presto, e con gran piacere, risanato da un gelato a tre tipi diversi di cioccolata. Quanto a Mario, invece, l'ho relegato, e per sempre, nel luogo che gli compete.
Il mito.

2 commenti...:

Anonimo ha detto...

Fossi stata in te, mi sarei consolata con un panino alla porchetta, qui da me non ne fanno di così buoni come a Campo de' Fiori! ;)

Daphne

aWilito ha detto...

E' che col caldo che faceva non mi ispirava troppo il porchettone sugnoso, magari più in là con la stagione :)