Stava lì, sull'amaca

Stava lì, sull'amaca, nel primo pomeriggio d'uno di quei giorni di Marzo col sole caldo che appena passa una nuvola la temperatura scende a centoventidue gradi sotto zero. Ma senza nuvole è il paradiso. Un sonnacchioso paradiso.
Intorpidito e drogato dal momento, avvertiva distintamente alcune diverse sensazioni.
In lontananza, il placido alito di vento. Fresco e meno intemperante, ora che la primavera era alle porte.
Lo spernacchiamento d'una vespa sulla strada a qualche casa da lì, il vociare indistinto di due passanti, il cinguettio impertinente d'un qualche passero che gli martellava nei timpani come per suffragare la propria verosimiglianza.
I raggi del sole lo colpivano rinfrancati dalla bella stagione incipiente ed i vestiti erano un filo troppo pesanti, letteralmente gli sembravano premere distintamente sui gomiti, sul petto e sul collo.
Con occhi socchiusi, distingueva le sagome verdi e gagliarde di non so che piante.
E pensava alla morte. Pensava che non esserci voleva dire non sentire le piante, i peti della vespa, il vento e le voci di tutti gli altri.
Gli divenne impossibile concepire l'universo senza se stesso. E tra queste considerazioni, s'addormentò.
E neppure lui esiste, visto che è anch'egli un personaggio di un mio racconto, ma non lo sa.

1 commenti...:

Anonimo ha detto...

Bentornato! =:C)