La ragazza col cuore d'ardesia è sola e non lo sa.
Vive in un futuro che è sempre prossimo, promettente, inevitabile. E' costantamente sul punto d'aver appena trovato l'amicizia più grande, il lavoro definitivo, l'amore più puro. Amore che, manco a dirlo, è sempre rigorosamente eterno. E quando infine si ravvede del fallimento non ci ragiona neppure un secondo, piuttosto si limita a spostare il desiderio su un altro amore, lavoro o amicizia. Da capo.
Non fa mai tesoro di ciò che le capita, perché non ha memoria del passato, ed è convinta che l'unico modo d'essere -ed anche il più conveniente (dal punto di vista personale, sociale, lavorativo, evoluzionistico)- sia il suo. Persegue verità che mutano di continuo, e ciò non sarebbe un male, se non fosse che per l'appunto dimentica pure d'aver cambiato sistemi e valori.
La ragazza col cuore d'ardesia, nella sua attesa di qualcosa che è perennemente sul punto d'avvenire ma che mai accade, coltiva la propria eterna insoddisfazione per il mondo e non s'accorge che le cose belle, pur piccole ma belle, sono proprio là, a portata di mano, se solo smettesse di sgranare gli occhi all'orizzonte.
E' difficile volerle bene, ma è ancora più difficile non volergliene affatto.
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