Tenerezze da Mac

Oggi, mentre sincronizzavo l'iPhone prima del grande passo -iOS 5 e 'sto benedetto iCloud- ho scorto con la coda dell'occhio un avviso su iTunes che recitava:

Riconcilio le foto


Per prima cosa mi sono chiesto: cos'è che sta facendo? Non ne ho la più pallida idea. Però in compenso ho avvertito il solito moto di tenerezza che solo un Mac riesce a restituirti. E così d'improvviso gli ho perdonato i backup di Time Machine che mi ha incasinato già tre volte, la lentezza esasperante di Lion per certe operazioni e gli imbordellamenti delle app durante la sincronizzazione, che talvolta restano, talvolta le aggiorna, talvolta spariscono ma non si capisce mai perché. Tutto spazzato via con un colpo di spugna.

Come si fa ad avercela con un computer che riconcilia le foto? Ed è lì che ti frega.
Maledetto.

Non importa

Non importa se dai l'anima per qualcosa, se sei puntuale, se sei preciso, se credi veramente in ciò che fai. Né hanno valore dedizione, anni passati su di un progetto, competenza e capacità. La verità è che non esiste alcuna differenza tra te e chiunque altro al tuo medesimo posto.
Anche se produci conoscenza e non ferri da stiro.
Anche se sai dire, oltre che fare.
Ti dicono che è la crisi, che ci sono problemi, che non si può fare altrimenti. Stanno mettendotela al culo, lo sanno benissimo, eppure continuano a propinarti sempre e solo i loro problemi. I mercati, la scarsa disponibilità, il momento storico, il governo, si stava meglio quando si stava peggio, non c'è più la mezza stagione.
Anche se lavori per loro da anni e anni.
Anche se, nel frattempo, credevi di essere l'ingranaggio necessario ad una macchina più grande di te.
E intanto i colleghi non sai più se sono amici o poveracci come te, inguattati dietro l'angolo sperando che l'inculata loro faccia un poco meno male. In silenzio, stringendo i denti, pronti a trattenere il dolore.
Anche se stiamo tutti sulla stessa barca.
Anche se io, per te, mi spenderei. E non sai quanto.
E così, allo scadere del contratto -avrebbero potuto avvisarti prima, ma poi c'era il rischio che cercassi altro- ti mettono davanti alla vexata quaestio: ti pieghi o ti spezzi? Fossi ingenuo, o stupido, mi ci butterei a capofitto. Dopotutto, chi non ha speranze non deve mica arrovellarsi su scelte che non lo riguardano, no? Il fatto è che so precisamente cosa mi aspetta, e so esattamente quanto non lo voglio. E allora che si fa? Non lo so. Mi viene solo di spaccare tutto e ricostruire questo (cit.) paese di merda da capo. Facciamo prima e viene meglio che a mettere le pezze, secondo me.
Sono stanco di perdere il sonno e l'appetito per quello che fino a qualche anno fa era un dato di fatto, un assunto, un diritto. Un bel giorno ci siamo svegliati, e da allora è cambiato tutto nel silenzio dei diretti interessati.
Non esistono più diritti, quando c'è la crisi, la mezza stagione, di mamma ce n'è una sola e can che abbaia non morde: diventano all'improvviso irraggiungibili privilegi, e i privilegi non sono per tutti, è evidente.
Non ho idea di cosa accadrà domani. So soltanto che ci saranno conseguenze.
Grosse conseguenze.

Manca materialmente il tempo

Ogni mese c'è almeno un'importante manifestazione cui dover partecipare, un paio di raccolte firme, una battaglia politica, un referendum abrogativo, senza contare quei tre o quattro tormentoni su Facebook. Oramai, o lavoro o manifesto contro qualcosa.
Ma non faremmo prima a cambiare governo?

ps: che sia il ritorno di aW.blog? Va' a sapere...

Benvenuti alla Casina dei Lauri

Sembra strano, e a riguardo carte bollate e ceralacche non dovrebbero mentire mai; ma talvolta anche la carta non spiega tutto. Quella casa è lì da soli quattro anni. E' una villetta anzi un immobile, come lo chiamano i leguleii, con vani, corti annesse e altra roba che mi dicono graffata. Va' a sapere: io di queste cose comprendo solo che costano tanto, tanto care.
Poi c'è la nostra casetta, quella che abbiamo sempre sognato. Quella col giardino, il gazebo e le cene estive con gli amici, il cazzeggio pomeridiano al sole, la brace nel caminetto, io che spignatto mentre la dolce metà conduce le sue solite attività perniciose, con la sola differenza che ora avrà due piani e due giardini da incasinare.
Checché ne dicano atti e pergamene, è lì da sempre. Aspettava che gli intrecci del mondo ci portassero da lei e, nel momento in cui l'abbiamo vista, abbiamo subito riconosciuto l'intesa. E' circondata dai lauri, ma non è solo per questo che si chiama Casina dei Lauri; il suo passato, folto e misterioso come tutte le mie personali cosmogonie, è intriso di avvenimenti straordinari ed elfetti bonari -i Lauri, per l'appunto-che una strega salentina ha portato con sé dalla Grecìa. E' un passato nato nel momento in cui l'abbiamo scelta tra tutte le case del mondo, ed ora è diventata reale.
Perché ora ha un nome.

Vado

Vado, compro casa e torno.

aW
(oggi ho il rogito e non ho resistito :P)

Quasi un commiato (ma anche no)

E' tantissimo che non scrivo più sul blog, ed ogni nuovo giorno i sensi di colpa si assommano a quelli del giorno precedente. Ho aspettato di trovare le parole giuste per farlo ma ora, mi rendo conto, uno straccio di giustificazione dovrò pur darlo.
Da principio questo blog era un teatro praticamente vuoto, fatta esclusione per me e i miei deliri ingigantiti dall'eco; poi, è arrivato un piccolo gruppo di fan e amici affettuosi e così è stato fino ad oggi: loro sono diventati il mio pubblico. Ma nascosto nell'ombra c'era qualcun altro, l'autore, il me medesimo, l'inner eye. Insomma, aW in incognito.
Credevo di scrivere qui per gli altri, e invece lo facevo per me; ho capito che mittente e destinatario, per una volta, coincidevano. Ero la mano che dettava i caratteri e l'occhio che li leggeva, la verga che vergava e lo stelo che stelava. Va bè, il succo è chiaro.
Volevo scrivere, avevo tanto da dire, e una lunga strada da percorrere. Poi, semplicemente, credo di averla imbroccata, un po' più a culo che per altre ragioni, ma l'ho imbroccata. Non è che non abbia più niente da dire -per quelli come me la lingua è l'ultimo organo a crepare-, è solo che non ne ho semplicemente più il tempo. Tra i post della mattina e gli articoli pomeridiani, di parole scritte ne pubblico anche più di quanto avrei mai immaginato possibile, e sono contento. Contento di fare ciò che mi piace e che mi riesce meglio, ma soprattutto contento di raggiungere un uditorio, sul Web così come su carta stampata, cui poter consegnare le idee in cui credo profondamente. Certo, non è drammaturgia, né politica e neppure letteratura. Ma sono io, questo è poco ma sicuro.
Che fine farà aW.blog? Non ne ho la più pallida idea, ma di sicuro non morirà. Forse tornerò a scriverci saltuariamente, o forse mai più: non lo so e non lo voglio sapere.
Questo posto è stata la mia bussola, il mio diario tragicomico, e certe cose sono come il primo amore: spezzano il cuore ma non si dimenticano mai.
Ed è bello che, per annunciare l'astensione dalla scrittura, io ne scriva. Sa di nuovo inizio, come nelle cosmogonie cicliche, quelle di Ptarr figlio di Kmerr in cui alla fine tutto torna com'era in principio. Un principio in cui non c'era nient'altro che questo teatro vuoto dalle infinite potenzialità.
E io adoro gli inizi.

Gelmini, tagli e altre porcate

Che la Gelmini fosse la donna più anelata d'Italia, si sapeva.
Nel senso che la cercano tantissimi studenti incazzati e le loro mamme, per sputarle personalmente nell'occhio quello che pensano di lei. Ma lasciamo correre.
Ora, mi tocca leggere che il tribunale della Spezia ha condannato la decisione della Gelmini di ridurre le ore di sostegno poiché ciò appare in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione che promuove la piena attuazione del principio di parità di trattamento. Coi mega-tagli del ministro, insomma, viene leso il diritto del disabile all'istruzione.
Ora possono accadere due cose:
1. I soliti noti inizieranno a dire ah, basta con i giudici politicizzati che cambiano il lavoro del governo, l'Italia è stufa di queste intromissioni antidemocratiche intese a sovvertire il voto dei cittadini e bla bla bla bla bla, viene il voltastomaco solo a sentirle, 'ste storie.
2. Qualcun altro dirà la verità, e cioè che il vero voltastomaco semmai lo dà un ministro che riesce a legiferare su una materia senza averne la minima conoscenza e in spregio alla costituzione e alla legge ordinaria.
E' ovvio che non sia facile trovare un compromesso che riduca le spese e al contempo migliori l'efficienza, e va da sé che tagliare indiscriminatamente tutto -in confronto- sia una passeggiata. Ma per quello bastava un buon ragioniere a milleduecento euro al mese. Altrimenti mi dite che cazzo ce l'abbiamo a fare, un ministro per la Pubblica Istruzione?