La neuroscienza della dolce metà

La dolce metà ha i neuroni foderati di cemento armato, e ciò significa che il passaggio di informazioni elettrochimiche tra le sinapsi avviene sempre in un senso predefinito, che è storicamente quello più inconcludente, dispersivo ed irritante. Ci vogliono ere geologiche di guttacavatlapidem psicologico perché si convinca che è necessario passare una pezza anche dietro questo o quel mobile, e quando comincia il processo diventa pressoché irreversibile.
Non importa che l'ora di pranzo sia passata da un'ora, né importa che casa vada a fuoco o che un'epidemia di suina abbia trasformato in ninfomani tutte le donne del pianeta. Il canale neuronale è già occupato a tenere il mocio in mano, e non ha risorse per mettere in pausa il lavoro e riprenderlo dopo.
E allora inizia quel tipico processo di gelificazione dell'achenio di Castanea sativa, anche detto comunemente marmellata di marroni, ottenuta mediante sfregamento di questi ultimi contro se stessi. I miei, nella fattispecie.
E allora giù discussioni surreali, sottili nonsensi e velate minacce con evidenti richiami all'astinenza sessuale e alle abitudini di mammà. A nulla servono i compromessi e la mediazioni, neppure la consapevolezza che domani saremo di nuovo culo e camicia. Quando alla dolce metà girano i maroni, la scienza dimostra (senza spiegarne il perché) che anche i miei entrano in risonanza. Punto. E' così. Rassegniamoci.
Come gli attori non possono improvvisare sul palcoscenico, così noi due seguivamo pedissequamente il ruolo cosmico che ci siamo scelti. Oggi, il copione prevede battibecchi fugaci e sguardi pseudoincazzosi con iniziale ritrosia ai baci che poi finisce in birra, film e pace ufficialmente sancita. Schiarite definitive, solo all'indomani.
Niente di nuovo, tutto già visto. Mi adeguo al mio ruolo.

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