Gelmini, tagli e altre porcate

Che la Gelmini fosse la donna più anelata d'Italia, si sapeva.
Nel senso che la cercano tantissimi studenti incazzati e le loro mamme, per sputarle personalmente nell'occhio quello che pensano di lei. Ma lasciamo correre.
Ora, mi tocca leggere che il tribunale della Spezia ha condannato la decisione della Gelmini di ridurre le ore di sostegno poiché ciò appare in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione che promuove la piena attuazione del principio di parità di trattamento. Coi mega-tagli del ministro, insomma, viene leso il diritto del disabile all'istruzione.
Ora possono accadere due cose:
1. I soliti noti inizieranno a dire ah, basta con i giudici politicizzati che cambiano il lavoro del governo, l'Italia è stufa di queste intromissioni antidemocratiche intese a sovvertire il voto dei cittadini e bla bla bla bla bla, viene il voltastomaco solo a sentirle, 'ste storie.
2. Qualcun altro dirà la verità, e cioè che il vero voltastomaco semmai lo dà un ministro che riesce a legiferare su una materia senza averne la minima conoscenza e in spregio alla costituzione e alla legge ordinaria.
E' ovvio che non sia facile trovare un compromesso che riduca le spese e al contempo migliori l'efficienza, e va da sé che tagliare indiscriminatamente tutto -in confronto- sia una passeggiata. Ma per quello bastava un buon ragioniere a milleduecento euro al mese. Altrimenti mi dite che cazzo ce l'abbiamo a fare, un ministro per la Pubblica Istruzione?

Sofferenze da debutto dell'iPad

Aggiornamento di servizio.
Oggi aW soffrirà in fila assieme ai malati di mente che hanno dormito fuori dal centro commerciale di Roma Est per accaparrarsi un iPad. Motivo della mission impossible, intervistare, filmare, fotografare e portare a casa il live internazionale di Melablog.
Soffro con quella povera gente ma, a differenza loro, io torno a mani vuote e senza iPad.
La vita è talmente crudele, alle volte.

Dite ciao al nuovo arrivato

Non è bellissima? Ora scusate, c'ho il giocattolo nuovo da provare.

Lo shock da acquisto prima casa

Sono giorni che la dolce metà è inquieta: scartabella i contratti nervosamente, ricontrolla che la documentazione sia a posto e, se potesse, prenderebbe la tizia della banca, la inchioderebbe alla sbarra con domande à la Matlock e le intimerebbe di giurare sulla bibbia, tanto per essere sicuri che scuciono davvero 'sti soldi. Anche perché, con un mutuo tanto piccolo, se qualcosa va storto ci rimettiamo solo noi. Sai com'è.
Ma i sintomi sono inequivocabili, il malessere evidente: lo shock da acquisto prima casa non passa inosservato neppure a chi, una casa, non l'ha mai comprata.
Talvolta, nottetempo, spio di nascosto la preoccupante metà intenta a sfogliare compulsivamente le fotocopie degli assegni staccati fin'ora; un'operazione lenta e ripetitiva, in qualche modo reminiscente del pettinare le bambole. Ci mancava solo che dicesse il mio tesssoro, e giuro che avrei chiamato lo psicanalista.
Ma questo è niente niente rispetto a ciò che ci aspetta oggi, quando andremo in banca a farci fare i super-mega assegnoni knock-down per il compromesso, quelli che si richiedono direttamente con l'ago in vena. Spero che regga alla pressione, anche se intimamente temo che possa aggredire la tizia allo sportello (ladra ridammi i miei soldi) o che subisca gli effetti di una crisi anemica per l'esborso. Stasera preparo un album dei ricordi con le fotocopie degli assegni, sperando che basti.
Ognuno ha i suoi rapporti morbosi preferiti, chi con facebook, chi con l'iPad.
Io cel'ho col MacBook Pro.
Per dire.

Non avrei saputo dirlo con parole migliori

bracconi.blogautore.repubblica.it/2011/03/16/lo-tsunami-de-noantri

E' altamente improbabile

E' altamente improbabile che, nel paese in cui applicano le più rigorose norme antisismiche pure per tirare su il muretto in giardino, si possa rischiare che un terremoto sbrachi tutto e porti alla fusione del nocciolo di una delle loro decine di centrali nucleari. E poi, state sereni perché la centrale è costruita per reggere fino al sesto grado della scala Richter.
Ma là erano otto, i gradi. Che faccio, lascio?
Ma che c'entra. Le centrali sono si-cu-ris-si-me. E poi, non ha niente a che vedere con Cernobyl, quella era una tinozza: oramai le fanno fighissime, con impianti termali e cromoterapia. Ci vada una buona volta, invece di disseminare false paure nella gente. Io ci sono stato a Pasqua dell'anno scorso, si figuri.
Ma infatti Cernobyl non c'entra nulla. Fukushima somiglia di più a Three Miles Island, l'incidente di venticinque anni fa negli Stati Uniti. Fusione parziale del nocciolo per il solito problema di raffreddamento. Sa, non è che l'acqua si può portare coi secchi, quando c'ha tsunami, terremoto e mezzo paese sotto le macerie.
Lei è un disfattista, sicuramente di sinistra e azzardo pure filotogato.
Senta, invece di insultare, può convincermi coi numeri e coi fatti? Quella è una centrale che, nella migliore delle ipotesi, andrà chiusa, isolata per decine di chilometri, monitorata per migliaia di anni mentre gli ex-abitanti della zona mangiano riso e iodio. Si rende conto che un incidente dall'altra parte del mondo può avere ripercussioni anche da noi e per decine di anni? I vapori radioattivi sprigionati dalle altissime temperature del nocciolo possono arrivare in poche ore-
Lei è veramente macabro. Le sembra il momento ora di parlare di cose del genere?
Eh, in verità glielo dicevamo anche prima, solo che non ci cagava di pezza. Mi dica qual è un buon momento per lei, allora. Prima della catastrofe, siamo allarmisti; durante, siamo macabri. Tra una settimana è un buon momento, per lei?
Mi spiace, ma il tempo che ho graziosamente deciso di concederle è terminato. Vorrei davvero continuare ad ascoltare le sue farneticazioni sinistrorse ma, lei capisce, dobbiamo portare avanti il paese nel frattempo.
Lei tra vent'anni potrebbe non esserci più: si rende conto che una sua decisione oggi potrebbe ipotecare il futuro di migliaia di persone per migliaia di anni? Non ne avverte il peso? La nostra unità di misura è il minuto secondo in un universo che ragiona in millenni e-
Sa cosa le dico? Sarà mica lei che porta sfiga? Ci pensi! Arrivederla.

Se ne sentiva la necessità

Se ne sentiva veramente la necessità, come d'una boccata d'aria fresca in una caverna asfittica a mille chilometri sotto la crosta terrestre con uno che ha appena fatto un peto. Finalmente un quotidiano che fa il quotidiano, dei giornalisti che fanno i giornalisti. Altro che par condicio: se mettiamo 160 kili di Ferrara da una parte, quanti Floris/Travaglio/Santoro dobbiamo mettere dall'altra? Signora, avanzano 50 kili, lascio?
Per difendere l'indifendibile (sempre le stesse, flaccide* terga), ci spiegano che se fai una domanda sei un feticista gossipparo, se pretendi giustizia sei un giustizialista, se hai studiato sei uno che vive nell'élite comunista. E invece, da che mondo è mondo, il giornalista sta lì per fare le pulci al potente, per controllarlo e contenerne gli eccessi: sì, esatto, contrariamente a quanto va di moda affermare in televisione ultimamente, i giornalisti stanno lì per cagare il cazzo al potere. Né più, né meno.
Non dovrebbero stare dalla parte nostra: devono restare dalla parte della verità, che poi è quella che interessa di più anche a noialtri.
Ha fatto più scoop in Fatto Quotidiano in poco più di un anno d'attività che i soliti giornali (lasciamo perdere il Giornale, che ha fatto più rettifiche agli scoop inventati che scoop). Verrebbe da encomiarli e dirgli grazie. Ma a pensarci bene, stanno semplicemente facendo il loro mestiere.
Semmai, sono tutti gli altri da rimproverare.
Alcuni da radiarli dall'ordine, vabbè, ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta**.

*è una citazione, mica l'ho detto io, eh.
** altra citazione: chi la riconosce?

Questa è l'esatta ragione

2011 d.C.
Lo indico perché alcuni potrebbero erroneamente essere portati a credere che trattasi dell'avanticristo.
Per ottenere una spuzzolosa ADSL a casa nuova ho dovuto scomodare conoscenze al Ministero delle Telecomunicazioni, altrimenti ko tecnico e tanti saluti: né connessione né linea telefonica (da premettere, vado a vivere in una bella zona residenziale piena di villoni in provincia di Roma, non a Calcutta scalo). Dopo questa carta da giocarmi, mi restava solo la telefonata al cellulare di Romani oppure rompere le balle al papa. Ma se posso, evito.
Segue telefonata genuflessa e arabescata in cui un gentil troione mi chiede se è tutto a posto, se i petali di rosa sul telefono li preferisco rossi o blu, e infine le preferenze del tecnico di riferimento: uomo/donna, taglia di reggiseno/mutande, quest'anno va molto la magrebina, lei che preferisce?
Chiedo come mai tanti problemi, e se hanno dovuto adottare escamotages per portarmi 'sta benedetta linea telefonica. Il gentil troione si stizzisce ah no!, mi fa, la copertura c'è ma non per tutti, lei capisce, strizzandomi un occhio che non posso vedere.
E io capisco.
Capisco che se sono un utente qualunque, non mi si cagano di pezza.
Capisco anche che pagare 37 euro al mese a Telecom, nel 2011 d.C., è ancora un privilegio.
Capisco che se sei uno senza santi in paradiso non ottieni nulla, neppure un servizio essenziale come il telefono. E mi vergogno che nel mio paese sia sistematicamente necessario ricorrere all'amico, al conoscente o alla supplica.
Questa è l'esatta ragione per cui il nostro non è uno Stato di diritto.

Son soddisfazioni



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Appongonsi firme e dediche.
E mo cacciate i soldi e spargete il verbo. Anzi, i simpatici simbionti farebbero bene a farsi direttamente l'abbonamento.

aW