Fine del mondo. Anche no

Tutti i catastrofisti -diretti interessati della faccenda, peraltro- che evocano scenari apocalittici da fine del mondo, terrorismo informatico, pandemie, involuzioni genetiche, regressioni alla preistoria, terza guerra mondiale e probabile invasione aliena a causa di Wikileaks sono anche quelli secondo cui conoscere tutto dei nostri governi, senza che i governi possano impedirlo, corrisponda all'anticamera dell'inferno.
Io dico che se al mondo tutti portassimo i nostri pensieri appesi al collo, a disposizione di chiunque voglia leggerli, staremmo semplicemente meglio, ma va' a sapere.
Sarà davvero la fine del mondo, il giorno che conosceremo tutto di tutti? Secondo me no, ma di sicuro sarà la fine del teleregime paraculo, voltagabbana e scaricabarile all'italiana.
E prima arriva, quel giorno, e meglio è.

Corsi, ricorsi e pronto soccorsi

Oramai è un dato di fatto.
Tanti anni fa le feste di compleanno cui partecipavo non finivano mai dopo le otto di sera; poi, con l'approssimarsi della maggiore età, non iniziavano mai prima di quell'ora. Ora, siamo passati nuovamente al Via. Coi pupi e il marmocchiume degli amici, e degli amici di amici, le feste hanno ripreso i tempi pomeridiani dell'infanzia, le cocacole e le patatine.
Qualcuno si lagna che ha un dente che gli duole, qualcun altro non è venuto perché non stava troppo bene. C'è chi abita lontano, e saluta in video conferenza, chi -molti- si lamentano del precariato-, chi ha messo su qualche chilo negli ultimi anni, e le mamme che si danno il cambio al fornello per preparare le minestrine.
A fare casino, ci siamo io e un'altra zia che mettiamo su il primo pogo della loro vita e causiamo possenti incapocciate dei pupi, con pianto al seguito e mezz'ora di facce sceme per farci perdonare.
Non è che sia stato male o non mi sia divertito, anzi.
E' solo che, se possibile, aspetterei ancora un altro giro dal Via, prima di lasciarmi alle spalle le vestigia di ragazzo. Uno solo.
Poi divento grande anche io, giuro.

Lezzi e miasmi

Miasmi di morte, decadimento e decomposizione si alzano come spettri: è il lezzo di ciò che cessa d'esser buono, e che si inanella tra i mobili, avanza e si infiltra ovunque, denso come se il fetore di per sé possedesse uno spessore.
E' una risalita lenta e indiscreta, che non teme rimedio. E' come se, dall'interno del proprio marcire, avesse consapevolezza che niente può placarne gli aliti se non la dismissione coatta.

Insomma, 'sto sacchetto di munnezza chi lo butta?
Le valve mitiliache della Tiella, stamattina, mi hanno chiamato per nome. E ciò non è bello.

Li sentite gli scricchiolii?

Sono seriamente preoccupato, ma non à la tanto è tutto un magnamagna, o allarmato à la siamo come la torre di Pisa, pendiamo da sempre e non cadiamo mai.
No, sono angustiato dalla sensazione di instabilità del paese, dalle sue clientele gelatinose, dalle evidenti -e negate- ingerenze mafiose. L'Italia somiglia sinistramente a un ponte di quelli che si vedono nei film di Indiana Jones: logori, di legno marcio e pericolanti. E noi tutti sopra pecorecciamente, uno dietro l'altro, che cerchiamo di guadagnare con disinvoltura qualche posizione come alle poste. Facendo i vaghi e cascando dalle nuvole, possibilmente evitando di mettere un piede in fallo e finirci davvero, sulle nuvole.
E mentre il vento scuote questo ponte scarcagnato tra cigolii e scossoni, nessuno si accorge che la terra dista almeno mille chilometri dai nostri piedi. Se crolla, roviniamo tutti, e c'è già chi salva il salvabile.
In frangenti come questi, si perde la speranza e ci si disamora con facilità. Ma è proprio in occasioni del genere che occorre tenere duro e operare secondo il massimo grado concesso alla nostra coscienza.
E niente sofismi, siamo tutti complici. Anche tu che hai avuto la raccomandazioncina, lui che non paga il canone rai e quell'altra che vuole il sole alpino sopra i cessi nelle stazioni.
E ora? Li sentite, ora, gli scricchiolii?

Lotte titaniche tra Simbionti

Quando i sensi di colpa che riesco a incutere in un mio amico (ti sei dimenticato di venirmi a prendere il giorno degli esami di Maturità, con occhio languido e voce tremolante) sono equipollenti all'ascendente di sua moglie (ti mando in bianco per una settimana, sguardo fermo e tette turgide), vuol dire che ne abbiamo passate talmente tante, assieme, da essere molto più che ottimi amici: semmai siamo Simpatici Simbionti.
Ovviamente, alla fine della gara di influenza ho perso io. Contro certi argomenti non si è mai semplicemente corazzati a sufficienza.

Ma sono soddisfazioni pure queste. E comunque volevo solo stappare la terza birra, mica chissà che.
Dedicato a Carlo.

La fisica del MacBook Pro

Perché se poggio il MacBook Pro sopra un MacBook chiuso entra in standby e non ne esce più finché non lo sposto fisicamente da lì?
La scoperta è stata fatta casualmente dopo una serie di accadimenti al limite del paranormale e in seguito a diversi rabbiosi riavvii. Ora ho definitivamente risolto l'arcano, solo che mi domando: perché succede?
E soprattutto perché, anche quando funzionano male, i Mac sono più simpatici di Windows?
Va' a spiegarle, certe cose.

Alcuni di noi

Alcuni di noi, tornando a casa, trovano un piatto fumante sulla tavola, una sorpresa erotica o un regalo assolutamente inaspettato, magari nascosto sotto a una monumentale coccarda.
Io no.
A me semmai può capitare di imbattermi -alle 9 di sera- nella dolce metà indaffarata col tubo dell'aspirapolvere otturato da una trozzola di carta che sarebbe servita (mi limito a riportare la spiegazione: non chiedetemi come) a ripulire il suddetto tubo. Tutto ciò nel bel mezzo del salotto, col filtro dell'aspirapolvere che eruttava soffici fiocchi di polvere e schifo.

Dice che non debbo lagnarmi, perché insieme non ci annoiamo mai. E che una fortuna così capita solo una volta nella vita.
Anche due, penso io. Ma ti deve dire proprio sfiga.

E' caduto il governo?

No.
E adesso?
No.
E adesso?
Ancora no.
Ma quando cade?
Presto.
Ma presto quanto?
Tra pochetto. Conta fino a dieci.
...nove e dieci.
E' caduto adesso?
Ancora no. Porta ancora un po' di pazienza.
E adesso?
...

Chi cerca un tesoro trova una torta

E io c'ho il tesoro che mi prepara le torte.
(pappappero)

Basta, basta, basta

Seriamente, che abbiamo un Presidente del Consiglio malato lo sapevamo da tempo e per mezzo della più autorevole voce a riguardo: sua moglie, più di un anno fa.
Ma tutti quei corifei succhiasangue che gli ronzano attorno e che fanno da specchio alle sue improbabili bugie, alle forzature interpretative e agli abusi di potere, come dobbiamo considerarli? Tutti malati pure loro?
Cioè, è normale un ministro degl'Interni che affermi spudoratamente il falso per non contraddire il boss? E' normale un ministro dei Beni culturali che guarda Pompei trasformarsi in Atlantide e dice che la colpa è di quello là, mica sua, ma chi? Ma quello là dai, se n'è andato proprio ora.
Ma questi lo sanno che hanno giurato fedeltà alla Carta e non a quello lì?
Io non ce la faccio seriamente più. Non ho mai visto un governo tanto inconcludente, bugiardo, sfacciato.

Ma magari dipende dal fatto che sono troppo giovane io, va' a sapere.

Il dovere dell'informazione

La verità è che il tempo a nostra disposizione è perennemente in difetto. Ecco perché è sempre più difficile, se non impossibile, appassionare qualcuno ad una nuova causa, per quanto sacrosanta.
E non voglio neppure disputare sulla presunta superiorità di certe passioni rispetto ad altre. Non è necessariamente il grandefratello o il rigorenonassegnato di turno: il diritto al cazzeggio dovrebbe essere sancito a norma di legge, per ciascuno di noi.
Visto però il delicato momento storico (che poi, ne è mai esistito uno che non lo fosse?), sto sforzandomi con tutto me stesso di essere informato, e di informare per quanto è possibile. Mi addentro nei cavilli, mi sforzo di seguire le contorsioni circensi degli imprenditori truffaldini, mi costringo a snocciolare nomi a me sconosciuti di puttanieri e amici di puttanieri, mi impongo di comprendere meglio come funziona la nostra Repubblica e di annusare i princìpi che gonfiano le pagine della costituzione. Vinco la noia, il lassismo, lo svilimento e mi trascino nei meandri del diritto a fatica: non afferro la burocrazia e non la afferrerò mai. Ma capire le cose è un passo necessario prima di poter fare.
E anche per quello, occorre impegno e determinazione. Il giramento di coglioni, posso constatare, aiuta parecchio.
Ma è tutta lì che si gioca la partita. Gli amministratori retti, in questo paese, sono come il Nasikabatrachus sahyadrensis o il Pipa myersi: rari, in via d'estinzione e brutti in culo secondo il canone estetico dominante.
Seriamente. Occorre fare quadrato e arginare il decadimento del paese.
Non è più semplicemente diritto all'informazione. E' proprio un dovere.

Un pensiero molto politcally-scorrect

Ora che è sono arrivate la calamità anche al Nord, i leghisti all'improvviso hanno iniziato a fare gli stronzi al contrario. Prima pretendevano la secessione, ora i soldi, altrimenti non pagheranno le tasse.
Qualcuno informi il Sig. Zaia che li aiuteremo né più e né meno come sono stati recentemente aiutati abruzzesi e campani: a cazzo di cane e per scenografia. Se sono particolarmente sfortunati potrebbe salire su persino Bertolaso.
Ah no, aspetta, può essere che a loro vada meglio. Dopotutto questo governo sta per cascare.

Qualcuno glielo spiega

Qualcuno glielo spiega ai leccaculo del Premier che avere un'idea del cazzo e rivendicarla con convinzione non la trasforma automaticamente in un'idea decente?
Con illimitata gratitudine,

aW

L'allassofallo

L'allassofallo è un oggetto, un cazzabubbolo, un dispositivo che muta perennemente la propria forma e funzione, a seconda di chi lo possiede di volta in volta. Generato dal caos e dell'opportunità, l'allassofallo nasce nella neutralità e nella potenza d'essere per poi trasformarsi in qualcosa di determinante per ognuno di noi. E poiché le necessità sono tante e varie quante le persone che esistono, ogni volta che uno di quei marchingegni passa di mano muta dentro e fuori, sino a diventare irriconoscibile al suo stesso possessore.

Riconoscerne uno è semplice nella forma, ma quasi impossibile nella sostanza.
Per definizione, l'allassofallo viene offerto da qualcuno (spesso interessato) sempre nei momenti di particolare crisi, e assume sovente la connotazione del deus ex machina, di una soluzione facile, di una scorciatoia o un aiutino insperato. A quel punto, per smascherarlo occorrerebbe semplicemente rinunciarvi, e magari tentare di risolvere i problemi seguendo la strada corretta, che è sempre quella più impervia. E allora, si dissolverebbe all'istante manifestando con ciò tutta la propria insussistenza.

Il problema è che non lo fa quasi nessuno, me compreso. Ed ecco perché, dopo l'invenzione della ruota, l'eredità più grande che lasceremo ai nostri figli è un maledettissimo allassofallo. Una bella fregatura.