La tettonica del letto

La tettonica a placche del letto studia le interazioni fisiche e matematiche che turbano lo stato di quiete della rete ortopedica nell'esatto momento in cui ci saliamo sopra. Basata sulle leggi di Eminflex ed il principio stabile della mobilità, la tettonica dei letti tenta di comprendere - senza successo - perché dopo mezz'ora di dormiveglia il letto disti almeno dieci centimetri in più dalla spalliera e, dopo una nottata, anche venti.

Il fenomeno è evidente soprattutto al risveglio quando, tirandoci un po' su sul cuscino, rischiamo di venire letteralmente risucchiati dal vuoto che si è creato tra muro e materasso.
I sottilissimi meccanismi che regolano questo oscuro fenomeno fisico risultano ad oggi inaccessibili, e non sembra esserci una correlazione diretta con l'intensità del sesso prima del sonno né con gli slittamenti tipici della crosta terrestre. Le ipotesi più avanguardiste ragionano che il movimento del letto potrebbe dipendere dalle fasi lunari, quelle complottiste sobillano di interventi dei comunisti per destabilizzare l'assetto matrimoniale su cui si fonda il nostro cristianissimo stato laico.

Al vaglio degli esperti la possibilità di ulteriori indagini a riguardo. Nel frattempo, chi volesse approfondire la questione può consultare il manuale Ikea 2009-2010 aggiornato pp. 110 a 1768, nonché il bignami introduttivo Mondo Convenienza, capitolo 4 "Reti e Materassi" e 7 "Divani letto".

L'età reale delle dolci metà

L'età reale delle dolci metà non è mai dettata da leggi di tempo o anagrafica, ma fluttua con poderose escursioni a seconda del momento, della location e dell'occupazione temporanea. Di solito però è sempre proporzionale al numero di capricci che fanno pur di rompere le palle. Esempio pratico realmente accaduto: ti lagni che non ti ho fatto il caffè? E allora a pranzo non mangio i broccoletti che mi avevi preparato.

In altre parole, più le dolci metà crescono e più rincoglioniscono. Fateci caso.

Quando hai a cena i suoceri

E' una legge cosmica: le trofie sembrano sempre troppo al dente, i dentici troppo secchi ed i tempi tutti sbagliati (proponi l'insalata per tamponare l'attesa del secondo che non arriva mai, e te la bocciano perché abbiamo appena finito il primo, mentre a qualcuno viene l'idea di piluccare l'antipasto che avevo dimenticato di tirare fuori prima della cena).
Dopo certi prodromi, o li sorprendi con il dolce, o con la Wii.
E per fortuna, avevamo sia l'uno che l'altra.

  • Chi ha tempo,aspetta tempo. Chi non ce l'ha, si stressa e manda tutti a cagare.
  • Se ci portiamo avanti un lavoro, domani verrà comunque fuori qualcos'altro da fare.
  • Il tempo che perdiamo dietro le persone è perduto in ogni caso. L'unica differenza è che chi ci vuole bene fa altrettanto per noi, dando l'illusione di qualcosa che ritorni indietro. Ma è una fregatura.
  • Chi ha tempo da perdere fa perdere tempo pure a noi. I più bravi riescono a rallentarci pure quando non hanno materialmente il tempo per farlo.
  • Ogni minuto che perdo dietro a questo post è un minuto in più di lavoro dopo: ecco perché, più che finirla qui, vorrei continuare a scriverlo per sempre.
  • Fanculo, è tardissimo (ricominciare dal punto uno).

Le antiche genti Sennaara

Le antiche genti di Sennaara non concepivano il concetto di passato e di futuro, e per questa ragione non possedevano forme verbali che riflettessero simili discrepanze. Piuttosto, usavano raggruppare tutti gli eventi della vita in certezze, potenza d'essere e impossibilità. Nella loro concezione del mondo, infatti, non era importante che qualcosa fosse avvenuta il giorno prima o che sarebbe avvenuta il giorno dopo: era però fondamentale la certezza che quel qualcosa fosse o sarebbe avvenuto. La possibilità che qualcosa possa ancora accadere, la potenza d'essere, era venerata e temuta al pari d'una divinità mutevole, in grado di mostrare clemenza infinita o infinito dileggio. Ma una volta che una strada ben precisa venga scelta, tutte le altre avvizziscono e cadono come fiori secchi, e diventano qualcosa di simile ai ricordi.
Per i Sennaara ciò che non è mai accaduto, né accadrà mai, è importante al pari di ciò che è stato e sarà, perché è sempre possibile identificare noi stessi non soltanto in base a ciò che siamo, ma anche e soprattutto in base a quello che non siamo, né saremo mai.
Un loro detto malamente tradotto nella nostra lingua affermava più o meno che la dimenticanza dei giorni conosciuti genera immobilità nel mondo.
E ciò, nonostante tutte le nostre paure, è profondamente innaturale e sbagliato.

Preferite me o lui? Realtà romanzata per contingenze didascaliche

Io adesco le suore mostrando loro la mia collezione di Bibbie, poi le stupro e non le chiamo più, ché tanto la chiamata l'hanno già ricevuta dal boss, figurati se gliene frega di me. Questo, cari miei, denota rispetto della religiosità. Quando si libera un posto di Sindaco o Vice Assistente Internecional, mica ci metto i più bravi: ci va sempre mia figlia o una di quelle ragazzette maggiorenni minorate o minorenni maggiorate che stanno sotto la scrivania. Chiamatelo come vi pare, ma per me è solo attaccamento sincero ai valori della famiglia e dell'amicizia.
Ed è inutile che ci girate attorno, io farò schifo, ma voi fate schifo come me.
E quindi, meglio uno schifo come me (e voi) che un altro che va a trans e si droga, no? E poi, al limite faccio sempre a tempo a confessarmi: c'ho giusto fra le mani una suoretta mica male che fa al caso mio.

Seguono tre ore di applausi, e nessuno, dico nessuno, che alzi il dito per andare in bagno a vomitare. Ma pretendere qualcuno che né si droghi, né vada a trans, né stupri suore proprio non si può, evvè?

Il pacco motore

Il pacco motore è un gingillo, una parola o una persona in grado di smuovere equilibri enormi pur senza averne intimamente il controllo, né la capacità oggettiva.
A metà strada tra una promessa e una boiata, questo artificio è tra i più elaborati mai escogitati dall'uomo (in natura, dove si bada al concreto e al funzionale, semplicemente non funzionerebbe), e consente di ottenere risultati eccezionali: non il massimo effetto col minimo sforzo, ma il massimo effetto senza alcuno sforzo.

Certo è una bugia, una fregatura, un pacco: ma un pacco che muove cose. Perché è per esso e per mezzo di esso che grandi eventi nella vita delle singole persone, e persino della storia, avvengono nella distrazione più generale.
E così le frotte strabuzzano gli occhi per contemplare gli eventi che hanno davanti, e non si accorgono che dietro di loro c'è chi bercia, se la ride smargiasso e fa battute sui loro culi.
Ecco, diciamo così. Il pacco motore non ce l'hai mai davanti, ma sempre nel culo.

Al tizio che ha sempre ragione

Ehi, tu. Sì, proprio tu.

Sei il tizio che ha sempre ragione, giusto? Quello che, incappando in una rotatoria, accelera perché ha la precedenza. Anche se non è vero; anche se il cartello dice che la precedenza devi darla. Anche se ci sono i segni per terra, ma va bè. Ti conosco bene, ne vedo almeno uno al giorno, di tipi come te sotto casa.

E tu, sì, anche tu. Sei quello dietro di me, nella rotatoria; sei quello che accelera perché tanto ha ragione: la precedenza è all'inglese, e chi impegna il rondeau gode della priorità sugli altri. E pensi ma quand'è che 'sti idioti capiranno come si guida? Eh, lo so. Ti capisco: lo penso spesso anche io.

Ecco, ora che ho la vostra attenzione, a voi due volevo dire solo questo.
Io sono quello in mezzo, quello coi dubbi, e quando finiamo tutti e tre all'ospedale perché siete dei gran coglioni, mi riserbo il diritto di prendervi a calci (col gesso) sulle gengive, di fottervi il semolino tiepido e di pulirmi coi vostri asciugamani dopo il bidet. Sì, anche se non avevo ragione.

L'ammore del fagiolino

La differenza che passa tra il fare qualcosa controvoglia per chi amiamo e farla con piacere è sottilissima: inizia e finisce con il brontolio che coglioni pulire 'sti cavolo di fagiolini.

Resoconto di un martedì pomeriggio

Martedì pomeriggio: incredibilmente non ho lavoro da fare. Praticamente un miracolo.
Ho passato i sette giorni precedenti sperando che nessuno se ne accorgesse, perché c'è sempre qualcuno con qualche casino dell'ultimo secondo che spunta quando meno te l'aspetti. E quindi, zitto e mosca, come se non ne sapessi nulla.
Mi pregusto l'ozio, pensando a cosa fare. Pennica? Wii? Piano? Faccio un rapido calcolo: posso fare tutto senza allontanarmi mai di più di un metro dal divano.
Mi viene in mente un'ideuzza simpatica da aggiungere al materiale che sto preparando per il corso che mi è stato chiesto di tenere. Il tavolo è a un metro virgola dieci. Virgola venti al massimo.
Va bè, non lo dico a nessuno. Raggiungo il computer e batto qualche tasto.
Alzo lo sguardo, e sono le cinque passate. Come si è fatto tardi, penso. Magari adesso però mi sgranchisco un poco le dita e strimpello un cakewalk. Finisco solo questa riga.
Vengo interrotto da un lamento sulla fame, la cena e cose del genere. Ah, perché c'è qualcun altro in questa stanza? penso mentre controllo l'ora e scopro che sono le otto e mezza.
Ancora due righe e mi metto a spignattare.
So solo che quando mi sono alzato, c'era una San Giuagnidd' fumante sulla tavola.

Ed il bello è che, nella mia coscienza, questo è esattamente il resoconto del pomeriggio, senza artifici né finzioni letterarie. Andiamo bene.

Una serie di eventi

Una serie di eventi totalmente casuali e affatto importanti ha innescato una inimmaginabile slavina di possibilità e scelte dilemmatiche, che poi sono la mia autentica debolezza.
La solita cacchina di mosca che cade sul masso secolare e si porta giù tutto.
Per carità, sono grato delle tante opportunità e delle belle cose che si stanno imbrancando caoticamente nella mia vita negli ultimi tempi: sto bene con me stesso, e ciò che faccio mi appaga.
Solo che mi domando perché le scelte più importanti della vita abbiano sempre necessariamente l'effetto di escludere la strada da dove proveniamo o quella verso cui decidiamo di divergere.
E soprattutto, da dove vengono tutte 'ste cacchine di mosca? Va' a sapere.