Le cronache dell'ernia iatale

Superata una certa età, arrampicarsi come capre cri cri per le strade del magico paese di Narni, saltare per mezz'ora sui materassini elastici e giocare a nascondino tra i vertiginosi palazzi del centro storico come ilari bambini o adulti rincoglioniti (e uno spiedazzo di suinobovinoovino sullo stomaco) è una cosa che può lasciare il segno.

E non solo nello spirito, ma anche nel corpo.
A breve, foto dell'evento Simpatici Simbionti ottobre 2009.

Ricetta per un dolce fine serata

Fassi una dolce serata in questa maniera. Che s'ammacchino le fave del pregiato cacao, e pongansi in vasello assieme a farina, zucchero, uova e latte, e se ne cavi per ristoramento una densa crema color brunetto. Al forno vada, e immantinente zucchero e bianchetto d'ovo si montino fortemente, con la vaniglia se vi ci aggrada; fatte piccole coppelle, al foco più mite vadano piuttosto.

In alternativa alla lunga e difficoltosa ricetta, si può optare per un metodo infallibile e personalmente testato: trovarsi un tesoro che fa la torta al cioccolato con la crema pasticciera e le meringhe solo per noi. Si fa pure prima.

30 volte aW

Oggi ho scoperto di avere un'età sfenica, primoriale e semi-perfetta.

E io che pensavo di avere solo compiuto 30 anni.

La mia intollerante tolleranza

Diffido dagli integralisti, da quelli religiosi a quelli politici, e per sicurezza non compro neppure il pane di sagale. Non riesco a parlarci, più che altro perché costoro non dialogano: fanno al massimo monologhi, e di solito neppure ascoltano se stessi, altrimenti qualcuno di loro si renderebbe pure conto di quante cazzate dicono.

Ma più di tutti mi stanno sulle palle quelli che si dicono moderati sì, ma su questioni come queste non esiste moderazione, oppure quegli isterici che pensate ai bambini nessuno pensa ai bambinii che per essere sicuri di difendere i bambini (e le proprie malsane convinzioni) arriverebbero ad affossare Internet, l'editoria e la televisione tutta (forse non sono tutte da buttare, le loro convinzioni).
Per carità, è fantastico che gente mediamente inesperta, impreparata e spesso disinformata abbia addirittura delle opinioni sulle questioni in cui è inesperta, impreparata e disinformata. Ma è intollerabile che ci sia gente con verità tanto assolute e radicali su questioni tanto delicate e personali come - tanto per dirne alcune - aborto, fecondazione assistita o staminali. Perché proprio in virtù della vastità delle variabili in gioco in questi frangenti, il buon senso dovrebbe suggerire loro di essere magnanimi e lasciare alla gente la libertà di scegliere secondo giudizio, coscienza e credo.
Ecco, io sono intollerante contro gli intolleranti.

Su ordine, disordine e la matassa di calzini

Movimento, imprevedibilità, incoerenza. Tutto apparentemente sembra mobile, imprevedibile ed incoerente. La vita, molte delle nostre scelte e gran parte delle azioni altrui paiono governate dal disordine, o per meglio dire non sembrano governate affatto. E lottiamo per rimettere ordine tra le cose: nelle nostre relazioni, nel lavoro, nel cassetto. E' la nostra eterna ed irraggiungibile velleità che si alimenta di se stessa: l'ordine. Poi arriva un giorno insperato ed eccitante in cui tutto recupera un senso e i lembi della stessa corda si ritrovano, un giorno in cui le dicotomie si annullano nell'ancestrale assetto, un giorno in cui la perseveranza paga e l'ordine, seppure per poco, torna a prendere il sopravvento sulla poltiglia ribollente dell'universo.

Oggi ho finalmente riappaiato tutti i calzini spaiati e appallottolati che stavano buttati da mesi nell'angolo del mio armadio. Minchia, il prossimo che butta un paio di calzini nella cesta senza prima ammolletarli, gli stronco il malleolo.

Il post che parla di niente

Questo post non parla di niente, e per questa ragione non veicola alcun messaggio, né pretende di insegnare alcunché a nessuno. Nessuna storia da raccontare, nessuna ragione da spiegare, nessuna polemica da sollevare, niente, nulla di nulla. Un post come questo, ancorché apparentemente significativo, non serve a niente, non produce nulla, non smuove coscienze e non alterna verità: in una parola, non conclude niente. Nulla vale più del nulla, e non c'è niente di meglio del niente, sì vabè, ma allora come può un mucchietto di lettere come questo post essere un ammasso di nulla? Il nulla, in quanto nulla, non dovrebbe essere possibile ammonticchiarlo, né somministrarlo in televisione, né conservarlo assieme a qualunque altra cosa. Se c'è il nulla, tecnicamente non può esserci nient'altro. Eppure non è così. No, non è proprio così che funziona. Oltretutto, se questo post non parlasse di nulla, verrebbe da dire quasi che di nulla ce n'è svariati tipi, e che qualche tizio poco raccomandabile li sfodera alla bisogna. Magari, si arricchisce pure, venendo tonnellate di nulla. Ma per fortuna, questo è un post che non parla di niente.

La Vacca Zambracca

La Vacca Zambracca è una che, apparentemente, chiede poco, scoccia poco, lavora un po' e sporca meno. Che tu sia una segretaria, un ausiliario del traffico o semplicemente l'amico di qualcuno, lei si installa al tuo posto con una naturalezza ed una leggerezza che da principio neppure si nota, e in qualche caso fa persino piacere. Ma non passa molto prima di vederla alla tua scrivania, a spargere multe al posto tuo (non ha neppure la dignità di rubare un lavoro decoroso) o a ciarlare del più e del meno con amici di vecchia data e che all'improvviso ti scadono sotto la gomma che sta sotto le suole delle scarpe. Ma l'aspetto peggiore della faccenda, probabilmente, è che di solito la Vacca Zambracca non ci piace. O per meglio dire, sembra simpatica ma non convince, sorride e ci asseconda (mentre ci detronizza amabilmente) ma da qualche parte si ravvede una fugace fregatura; se alliscia, scortica e se annuisce, sottosotto nega o tenta di rammentare se ha innaffiato o meno il ranuncolo.

E quando finalmente ci accorgiamo di cosa è veramente accaduto, purtroppo è tardi. Se la ride sotto i baffi, la Vacca Zambracca, perché ci ha fregati per bene. E mentre saluta angelica e perversa, aiuta a sbaraccare la scrivania che un tempo ci era appartenuta e che ora è sua di diritto. Già che c'è, chiede pure il numero di telefono di quel nostro caro amico che ora è pure suo amicissimo, così che possano mettersi d'accordo sul weekend a Orvieto di cui noi non sapevamo niente. Insomma, se si chiama Vacca Zambracca il motivo c'è.
A me non è ancora capitata, ma ne ho viste diverse all'opera: siete avvisati e non ringraziatemi.

La percezione compromessa

Un'idea, una stramaledetta vaffanculissima idea. Qualcuno sa dove si comprano, le idee? Ma poi, come si fa ad avere idee quando in un solo giorno hai da fare più cose di quante ce ne stanno in ventiquattr'ore? E sveglia e caffè e barba e bidet presto cheperdoiltram, e i soliti venti miliardi di glifi beoti da smistare tra le pieghe più insignificanti del Web o nello smaltimento liquami di Internet. E poi gli articoli, la crisi d'identità ché se parlo più di così finisce che le perdo tutte e due, e rispondi alle richieste e fai quel favore e non dimenticare le scadenze e fatti la doccia ché dobbiamo uscire. E poi quello schifo d'alieno sul parabrezza: ma perché le rigaglie aliene combinano quel casino sul parabrezza? E poi, perché mentre tentavo di sarchiarle via, Satana in persona mi è apparso per offrirmi non so cosa in cambio di non so che (immagino l'anima, come al solito)? Con tutti i momenti buoni per vendersi al maligno, proprio quando sto infognato con le frattaglie verdastre d'un alieno bontempone, mi devi venire a scassare?

E come se non bastasse, da qualche parte nell'universo una fata muore perché un bambino fa un rutto e un albero cade e fa un casino della madonna anche se non c'è nessuno ad ascoltarlo. Sono già finiti i dieci minuti di concentrazione?
Ecco, questo è lo stadio avanzato di rovina a cui sono arrivato. Ed il bello è che tutto ciò è perfettamente logico e coerente nella mia testa. E ora, a meno che non abbiate preso voi il mio scrosta alieni Acme al limone e genzanella, toglietevi dai maroni, ché mi girano.

Qualcuno mi spiega


Qualcuno mi spiega perché in questo nostro avvilente paese mi tocca sacrificare un weekend ogni tre mesi per partecipare a qualche manifestazione per tentare d'ottenere cose che negli altri paesi sono diritti scontati?






La casa dei vicini

La casa dei vicini è la sorella gemella della Casa che Muta, perfettamente speculare tanto nella planimetria che nel carattere. I vicini si sono beccati la casa disciplinata, che non fagocita gli amici e che non si sporca solo a guardarla. La camera degli ospiti, che da noi è lo stanzino dei pelati, della pasta e dell'olio, da loro è una graziosa cameretta con letto e pensili a ponte. E nella camera da letto c'è un armadio a muro che, dietro uno specchio indiscreto, nasconde cappotti, scarpe e tanta altra munnezza. Noi, invece, per incastonare il comò sulla parete nord abbiamo dovuto rivolgerci ad uno sciamano che per puro caso nella vita precedente era pure ingegnere.

La casa dei vicini è incredibilmente simile alla nostra, le somiglia in una maniera sorprendente, eppure ha un'anima che non riconosco e non posso benedire: non avrà tutta la polvere, né il caos, né l'indomabile aerosità che contraddistingue la Casa che Muta, ma va bene lo stesso. Perché alla fin fine, la casa che muta è esattamente come noi che talvolta puzziamo, agiamo a cazzo e partiamo per qualche destinazione esotica senza premeditazione.
Ecco perché è tanto eccezionalmente luminosa.