Il ragionier Tartaglia

Il Rag. Tartaglia amava incalcolabilmente prendere per il culo il Dott. Ghezzi perché abita in un palazzaccio dimesso e grigio proprio esattamente precipuamente davanti al cavalcavia della tangenziale. Coglione, gli diceva, ti sei fatto fregare con quel cesso di appartamento, e l'hai pagato pure una fracca! Che culo, con la cucina che da direttamente sul tubo di scappamento della gente. Quando friggi, gli diceva, quando friggi le olive ascolane fai meglio a schiaffarti con la testa nella padella, metterti su un asciugamano e tirare a pieni polmoni, piuttosto che aprire la finestra e prenderti lo smog!

Il Rag Tartaglia, tuttavia, avrebbe probabilmente fatto meglio a tacere. Lui, infatti, viveva nel palazzo subito dietro, quello che dà sul culo del palazzaccio sulla tangenziale.

La creatura mitologica domestica

La creatura mitologica domestica, mezza amore e mezza testa di cazzo, ha deciso che deve appendere una palla di natale al capezzolo di un gorilla. Non era esattamente questo il suo intento, ma a livello di inutilità più o meno stiamo lì. Non accetta consigli, e se li accetta fà l'esatto opposto di quanto chiediamo, fa danni e tiene casa incasinata per giorni. Avanza, arretra, spinge, tira, smonta e rimonta, lasciandosi alle spalle roncole rugginose del '700, canopi d'alabastro e l'autentica elsa della daga di Shamashshumukin che stava sepolta nell'armadio proprio perché non finisse in mezzo alle palle assieme al resto del nostro benamato ciarpame.

E' suo diritto imbarcarsi in imprese assurde, ed è mio diritto tirare giù santi, moccoli e angioletti. Quasi quasi, non ci fosse, mi annoierei.

Della maturità e altre cose

Non sono diventato più grande né quando sono andato via di casa, né quando ho acquistato la mia prima automobile, e neppure quando ho preso un impegno per la vita.

Comprendere la differenza tra INPS, IRPEF e INAIL, invece, m'ha trasformato irrimediabilmente in un trentenne anzitempo.

Glaube, Liebe, und Hoffnung

Una volta nella storia, uno ha detto addio al pianoforte.

Un'altra volta nella mia, di storia, è stato il pianoforte a dire addio al pianista.
E questo è insopportabilmente triste.

Esempi di lusinghiero e beffardo

Vendo il mio computer.

Ieri uno m'ha scritto una mail per chiedermi delle informazioni. Mi allega un link ad un articolo che parla d'un certo noto difetto, e mi chiede se ne sono a conoscenza.
Gli rispondo che sì, ne sono stato messo a parte. Anche perché quell'articolo l'ho scritto io.
Questo è lusinghiero.
La stessa sera una ragazza mi chiede se ci conosciamo già.
Tentativo scontato di rimorchio che denota scarsa fantasia e capacità di improvvisazione nulle.
Poi le sovviene: mi ha visto sul feed flickr di una blogger mia amica.
Questo è beffardo.

Il reo censore

Più la carriera e gli agi del reo censore si facevano grandi e le sue conoscenze importanti s'accrescevano, e più sentiva repulsione per tutta quella corte, fatta dei servili funzionari d'un regno corrotto e stantio. Si ravvedeva che oramai le svolte della storia provenivano da capricci, favori e predilezioni ingiustificate di uomini meschini, senza grandi significati sotto, né idee. Ecco perché da parecchio tempo provava ammirazione spassionata per le cose oneste e alcune persone sconosciute. 

Perché un eroe è valoroso anche quando è lontano dalla ribalta.

La donna di ossidiana

La donna di ossidiana nasce dal fuoco, dalla passione incontenibile e dal caos, ed è questa estrazione che l'ha resa com'è. Spesso è dura, insopportabilmente pesante e dalle opinioni così compatte che è impossibile scalfirne anche solo la superficie. La sua è una bellezza strana, scura come torba, che brilla di riflessi improvvisi ed ammalianti, e poi torna subito al solito nero impenetrabile e fondo. La sua risata è tagliente e precisa come una scheggia, e anche quando ama lo fa sempre a modo suo, assecondando le proprie screziature più profonde, e questo l'ha allontanata irrimediabilmente da alcuni cui continua ostinatamente a tributare quel suo affetto di lava e roccia. Diciamo la verità, a volte piega un po' la realtà a proprio gusto ed esigenza, ma anche a questo non c'è rimedio, perché la sua coscienza ha un peso specifico così grande da distorcere lievemente la percezione di chi le sta attorno, e basta allontanarsi un po' per constatare ogni piccola contraffazione.

La donna di ossidiana ora è malata, eppure non cerca giustificazioni né invoca aiuto; affronta il suo male con seccato disappunto, come si paga la multa alla posta o si scrosta la pentola del sugo bruciato. Sarà pure una donna di ossidiana, ma ha uno spirito, una saldezza ed un vigore che semplicemente le fanno onore. Alla faccia di chi le vuole male.

Il ladro del terzo millennio

Il ladro del terzo millennio non è detto così perché non usa il piede di porco.

Quello lo usa ancora per scassare la finestra ed entrarvi in casa. Solo che ora, prima della missione rubereccia, rilegge sul vostro blog le date esatte delle vostre vacanze: le ha scorse un'infinità di volte ma non gli basta mai. Per sicurezza, controlla su twitter che non ci siano stati intoppi coi biglietti o la dogana. Fà anche una capatina su friendfeed, ma lì si parla ancora dei bagagli da sistemare, quindi niente di nuovo. Su facebook, invece, c'è un aggiornamento di stato molto eloquente: siamo sullo shuttle che ci porterà sull'aereo per Cayo Largo. Che emozione!. Il ladro del terzo millennio ha già l'acquolina in bocca e sta per uscire, ma è un pignolo, un fissato, e allora butta un occhio pure su flickr, dove trova la foto della famigliola seduta sull'aereo, pochi minuti prima della partenza. Facce sorridenti, un dizionario di spagnolo e una copertina fanno da sfondo al dramma che sta per compiersi.
Allora l'uomo afferra il piede di porco, lo zainetto, le chiavi della macchina e s'avvicina alla porta, sicuro del fatto suo, tanto tra google maps e tomtom non c'è proprio pericolo che si perda.
Poi però trilla imperioso skype. E' Monica, la tipa conosciuta su friendfind, che ha postato un nuovo video su youtube e non sta nella pelle di raccontargli cosa le è successo oggi. Il ladro del terzo millennio, come strattonato da una corda invisibile, capitombola sul computer e resta ancorato lì per un paio d'ore. Ormai è tardi, si dice, il furto lo farò un'altra volta.
E chatta tutta la notte.

Il folletto della lavatrice

Stamattina ho assistito a un avvenimento prodigioso. Mi sono alzato come sempre, e come sempre mi sono incamminato verso il bagno a mollare il carico del canadair, a far piangere la gargolla, a vuotare il sacco, a depurarmi, insomma a fare pipì, quando mi sono accorto che un folletto aveva rassettato il bagno e avviato la lavatrice, che a quel punto stava già illanguidendosi dopo un'affannosa centrifuga.

Sospetto che sia lo stesso folletto che - una volta soltanto, però - mi ha fatto trovare la cena pronta in tavola e casa pulita (di solito, o è l'una o è l'altra), e un'altra volta una mensola montata di fianco all'armadio.
Per carità, niente in contrario, anzi. Solo una domanda.
Qua la lavatrice ha finito, e mo chi viene a stendere il bucato?

La tenzone sul tizzone

Sulle braci di stasera è stato sacrificato un pollo intero, con prole, mugliera e uova al seguito. Poi, per un intermezzo vivace con brio, sono state adagiate sulla griglia bisteccone scottadito di abbacchiosauro rex, succose e alte, da bagnare col limone, strappare coi canini e affondare nella Romanella. Il peperone, un tempo rosso e croccante, s'è piegato alla fornace e ora ha capitolato in un bagno di prezioso olio di frantoio; e mentre legioni di fette brunite come Mori marciano inarrestabili dal fuoco ai pomodori, noialtri già sguainiamo le salsicce zampine di Sammichele, pronti a combattere un'altra guerra sanguinosa. E infine vincere.

Tra le braci morenti e i fumi della battaglia, qualcuno di noi valorosi già si slaccia la cintura e ansima: molti altri s'arrenderebbero, o collasserebbero su se stessi.
Noi no. Noi vogliamo anche il dolce.

Sotto l'armadio

Sotto il mio armadio accadono cose.

Cose saturnine e malsane, o forse persino perverse. Cose di morte, ad ogni buon conto.
Ad ogni novilunio, vortici di putrescina e cadaverina si fondono in turbe di molecole fradice, s'arricciano e risalgono simili ad ansiti d'aldilà e miasmi di culo di drago. Come l'alito d'amante al mattino, che non lo senti finché non siete naso a naso, così quel lezzo sottile eppure molesto si sente solo in determinati momenti e quando ci si avvicina ad un angolo particolare.
L'armadio è stato spostato, sfasciato, candeggiato e pulito, così come i pavimenti e le pareti che lo abbracciano, ma dopo ogni intervento - che sembra sempre quello definitivo - all'improvviso la puzzetta c'è e non c'è, torna e scompare, s'insinua senza troppa convinzione ma alla fine è lei. E' assolutamente, indubbiamente lei.
Di notte, alle volte, mi sembra di sentire voci provenire da sotto l'armadio, ed in qualche caso ho certamente visto baleni e lampi verdastri, e fumate da calderone di strega. Sospetto che creature immonde stiano tramando qualcosa di terribile e medioevale contro di noi, e forse sotto il mio armadio c'è il passaggio che unisce i nostri mondi distanti infiniti universi.
Meno male, va. Per un attimo m'ero creduto che la puzza era colpa della muffa.

Il ragazzo senza cuore

In una di quelle grige giornate d'inverno in cui il mare ha il colore della cenere, il ragazzo senza cuore
disegnava delle forme sulla sabbia. Il mondo, il fuoco e la pioggia.
Sperava che qualcuno gli donasse il suo.
E faceva bene. Chi ce l'ha lo regala sempre, il cuore.

Il prezzo del successo

Per comprarsi il successo del lungometraggio "Vincent Young", i due Grammy, il David di Donatello e i tre Oscar vinti,  il regista ha dovuto corrompere mezza giuria, far recitare nel film i figli dell'altra metà, nonché distribuire un paio di imbarazzanti favori sessuali. Così ora tutti conoscono le vicende di Vincent Young, il ragazzo che raggiunge il sogno di cantare al Teatro Massimo soltanto per mezzo del proprio talento e sotto la spinta d'una poderosa forza di volontà.

Che poi, a dirla tutta, al regista il suo film faceva pure un po' cagare.

Il miracolo del Commodoro senza nave

Il Commodoro senza nave inventa ogni giorno sé stesso per poter esistere: non ha la minima idea di come lo faccia o del perché gli riesca ogni singolo giorno che il suo dio gli manda in terra, ma è così che fa. Ogni volta è sempre sul punto di estinguersi per sempre, di sfumare nel racconto e di dimenticare la propria storia, ed ogni volta si salva in modo totalmente inaspettato, all'improvviso e per puro guizzo d'intuito.

Accade da così tanto tempo, ormai, che oggi non ha avuto più paura né dell'insuccesso né della dimenticanza. Ed ecco perché oggi s'è guadagnato ciurma e nave.

La faccenda più ovvia del mondo

Anche la faccenda più ovvia del mondo, se è la prima volta che la si fa, suona goffa e vagamente sinistra. Ma poi ci si prende la mano, come per ogni cosa, e si scopre che tutto sommato ne è valsa davvero la pena.

Lo studente fetente

Lo studente fetente sta sempre a studiare, ma curiosamente ciò avviene solo quando non c'è nessuno a guardarlo, e se entriamo in camera sua, di solito ha appena finito di studiare o stava proprio per cominciare. Quando gli si telefona, risponde che sta studiando e se lo si invita ad uscire, borbotta un po' e confessa di farlo controvoglia, ma tanto recupera domani.

Lo studente fetente si risente se non passa gli esami, pretende la promozione per diritto di nascita e crede profondamente nell'immortalità della buona stella.
Poi però si scontra con la realtà e questo pensiero, lungi dall'irrobustirlo, gli fornisce una scusa in più per non studiare.