Il Peone ereditiero

In Argentina, un peone dal nome elegante di Gaspar Meréchal, viveva alle dipendenze dirette d'un mezzadro parecchio influente nei dintorni di Lujàn. Quando non era la stagione, però, lo si poteva trovare spesso sotto i portici della basilica della Virgen. La gente soleva considerarlo alla stregua d'un pazzo poiché, nonostante il discreto patrimonio derivatogli dall'eredità paterna - che, essendo privatamente menzionata in confidenze al parroco e al notaio, era ovviamente di dominio pubblico- nonostante tale arridente testamento, quello passava la vita coltivando terre non poprie e pasteggiando a pane e cipolle.
Una volta, il sindaco lo incontrò e, poiché era in trattative per un certo affaruccio che lo rendeva alquanto bendisposto, invitò l'uomo a bere un mate con lui perché quel giorno chiunque meritava del buono, continuava a ripetere.
Ovviamente la conversazione non potè che cadere sulle scelte del contadino.
Come, si domandavano tutti quelli che lo conoscevano, come poteva essere che qualcuno comprasse gallette con le tasche piene dei soldi per il pane, proprio non potevano spiegarselo.
L'uomo allora rispose le cose belle non si dovrebbero mai possedere. Io pettino il grano, faccio lievitare la terra fino a che diventa come sostanziosi grani di zucchero scuro, innaffio col sudore e prego Dio di indorare i semi. Io non ho bisogno di possedere ciò che amo. E tu?
Alla sera il sindaco tornò a casa meno felice, ma soprattutto vagamente turbato. Concluse comunque quel suo affaruccio, però.

1 commenti...:

Anonimo ha detto...

avevi ragione..mi piacciono..
C.