Il patto del diavolo

Questo personaggio è un signorotto di paese di quelli che il tempo, invece di ingobbirli, li fa più intensi e volitivi; possiede un piccolo stabilimento di torrefazione del caffè nei pressi di Patù, e da ieri notte non è più lo stesso. Ha trovato, nascosto sotto un cassetto, una vecchia lettera che un certo Tuo Riccardo aveva inviato decenni prima alla moglie, invocata fino a ieri come una santa. Nella lettera, l'uomo si dilunga su quando lei gli raccontava dolcissime storie tra i chicchi di caffè, con il terrore che qualcuno potesse scoprirli. E in particolare, rammenta quella del romanziere senza più ispirazione che si era affidato al diavolo per dare nuova linfa ai propri romanzi, incongruenti talee di parole rimaste incompiute per anni. 

Il diavolo, in cambio dell'anima come da minimo sindacale, aveva risvegliato nel cuore dell'uomo il seme del divenire semplicemente sussurrandogli all'orecchio io e te siamo il racconto di una donna che è essa stessa un racconto, perché neppure lei esiste. Ed è un destino grandioso, più di ogni altra cosa, benché si esaurisca con queste nostre stesse parole.

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