La corsa dei pensieri, invece di lavorare

Sono giorni che non fa altro che piovere.
Allora, per sfuggire a maltempo e cieli cinerini, avevo deciso di rifiugiarmi in qualche mio racconto, ma non c'è stato niente da fare. In un caso ero un uomopesce nel pianeta Monterotondoscalo V (per una curiosissima coincidenza glottologico-siderale il pianeta portava il nome di un orrendo paese laziale) e la cosa più asciutta che potevo trovare era il conglomerato di alghe e poltiglia marina su cui la mia civiltà costruiva monumenti al dio del mare e della poltiglia marina.
Allora ho cambiato genere, e mi sono rifiugiato in Adalbert Brandt, un noto produttore di filetto di merluzzo surgelato finito naufrago su un isolotto caraibico nei pressi dell'Hispaniola. Purtroppo era giugno inoltrato, e mi sono beccato il tornado Hermes che m'ha distrutto la catapecchia e sbattutto in mezzo all'oceano.
Allora sono diventato nell'ordine: bambino, poi una cellula e infine un infallibile pistacchio che crescono dove fa caldo e riuscirò a scaldarmi un po', dico io. Ma nel regredire, mi sono lasciato prendere la mano e sono diventato un feto a mollo dentro un liquido tipiedino e appiccicoso; la cellula, invece, era una cellula di non vi dico cosa. Diciamo solo che a quanto ho visto, non è molto asciutta la vita delle cellule.
Come pistacchio, invece, sono durato praticamente sei secondi. Perché sono finito direttamente nel gelato di Loredana Bocci, bidella alla scuola elementare di Cefalù e donna dal temperamento lievemente indolente e mesto. Dopo che era stata lasciata dall'amante - detto tra noi, non è stata una grossa perdita - aveva affogato letteralmente i dispiaceri in cassate, frolle e bauletti di brisèe con crema al limone. Insomma, per farla breve, aveva deciso di riguadagnare il tempo perso e aveva deciso di rifarsi una vita, così, simbolicamente, aveva gettato il gelato al pistacchio - con me dentro - a mare.
Nessuna meraviglia: ho sempre avuto la nettissima sensazione di non essere io, il padrone delle mie storie.

0 commenti...: