Dies Irae Dies Illae

Ca-risimi. E' con profon-da emozione che sen-to il dovere di esprimere - - tutta la mia disponibilità verso la fami-lia del defunto. Un uomo che abbandona la vita, si, ma che anche si abban-dona alla volon-tà di Dio e al suo ineludibile mis-te-ero.
[La vecchietta in prima fila, sulla panca più nuova.]
"Cristo, pietà, Signore Pietà. Cristo Pietà, Signore Pietà. E' dalle sei, che sono qua. Basteranno tutti 'sti Cristo e Signore Pietà? A proposito, basteranno un kilo di zucchine? Quello, Mario, se ne mangia mezzo chilo da solo. Poi non ne avanzano per la moglie. Vabbè che tanto se non mangia mica le fa male, quella vacca. Cristo pietà, Signore Pietà."
La sem-plicità di quest'uomo, la sua spontaneità-a, la sua presen-za pe-er tutto queli che chiedevano il suo aiuto...
[L'uomo dietro la vecchia. Un bel vestito nero, tinta unita, con una cravatta dalla fantasia molto ricercata, eppure gradevole.]
"Semplicità?Semmai stupidità. Ma era pur sempre un buon uomo. Se non si fosse fatto fregare così... E glielo dicevo di stare attento, una donna quando ti prende, vuole tutto. Eh, il Signore dà, il signore toglie."
Siamo quindi qui riuni-ti per esprimere il dolore per la sua scomp-ar-sa, il cordo-olio, per una fine che è semp-re un giorno troppo pre-sto, di un'ora troppo vici-na, e sempre, se-empre immeritat-ta.
[La vedova. Porta un velo sulla testa che le nasconde in parte i tratti gentili sconvolti da notti insonni e pianto.] "Si, si, proprio il cordoglio. Secondo me aveva debiti con metà di quelli che stanno qua oggi, se no non si spiega. Tutti sti amici non ce li aveva neanche se moltiplico per otto quel gruppetto di faccendieri che frequentava. Ed io come una stronza, a stargli dietro una vita, a servirlo e riverirlo. E chissà chi è quella battona da asporto là dietro. Una delle sue amanti di sicuro. Aveva ragione mia madre: quello è fasullo."
[Onofrio, uno vecchio amico. Inviso alla moglie perché divorziato, puttaniere, forte coi deboli e viceversa, viscido, infido e fanfarone.] "Chissà chi è quella tipetta laggiù. Trucco aggressivo, abbigliamento famelico, bisognosa d'amore e pronto uso. Tanto la Gina la vedo stasera: secondo me se mi fiondo, quella ci sta già nel pomeriggio. Sono troppo maschio latino ruspante, non resiste, ci casca. Haivoglia se ci sta. Si si, ci sta. Ci sta."
Dona loro et-terno ripos-sso, o Signo-ore. Il giusto sarà sem-pre ricordato, non temerà annun-zio di sven-tura. Assol-vi, Signore...
[Un tizio attempato, un ciuffo di capelli lunghi, radi e unticci che gli cirncumnavigano la testa. Le sue mani, due piccole coppe, si sfregano nervosamente nel tentativo di scaldarsi. Il cappotto è visibilmente macchiato in un paio di punti.]
"E ora? Chi me li ridà i soldi che mi doveva? Non posso andare dalla moglie a chiederli. Certo che è proprio bella. Come si fa a morire quando uno ha una moglie così bella? E se non fosse troppo tardi, dopo tutti questi anni? Domani le porto dei fiori. Magari però le chiedo pure i soldi."
Le mie preghie-ere non sono degne, ma tu, buono, fa benignamen-te, che io non bruci nel fuoco e-tterno. Dammi un posto tra gli a-gnèli...
[Una signora di mezza età siede infondo alla navata, nella penombra, sulla panca più vecchia e tarlata. Tiene le mani giunte e cerca di evitare le occhiatacce che molti, quella mattina, sembrano scoccarle. Si sarebbe detta bella, se non fosse stato per trucco troppo appariscente che le abbrutiva i lineamenti delicati.]

Sei stato generoso e non hai fatto mai mancare nulla a me, né a mio figlio. Lasciavi credere alla gente che fossimo amanti, che quello era tuo figlio. Non hai mai preteso nulla in cambio. Neppure quella volta , ancora me ne vergogno, che mi sono offerta. La mia più grande tristezza è il non poter urlare al mondo quanto sei stato buono. Dopotutto, nessuno ci crederebbe, e poi, oramai non serve più.
...e s-plenda ad essi la luce per-pe-ttua.
[tutti in coro] AMEN

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