Dell'italico pedaggio

Ieri è accaduto di nuovo, ed è qualcosa che ogni volta mi lascia esterrefatto.
Porzione sinistra del casello: sostanzialmente desertica, l'acqua vi cade solo una volta ogni tre anni e le balle di fieno rotolano incontrastate; è il regno degli utenti evoluti, di quelli che se possono approfittare di una comodità o della tecnologia, lo fanno. Gratis (l'universale Bancomat) o a pagamento.
Porzione destra: file ordinate e pecorecce di macchine aspettano pazientemente di versare l'obolo direttamente nella lenta mano della slot machine autostradale. Dove hai messo gli spicci? La pianti di comprartici il kinder coi miei spicci? Li lascio lì apposta e tu ogni volta li fai sparire e non avvisi; Tlin tlin tlin. Passano i secondi, li avrà presi tutti 'sta stronza? Tlin, tlin, tlin, ecco il resto. E via così, per kilometri e kilometri, consumando inutile carburante, tempo e risorse. E intanto il mondo gira, e l'entropia nell'universo aumenta. Miliardi di lente monetine analogiche che debbono essere contate, smistate, archiviate in sicurezza, e riversate nuovamente all'esterno; mani che si allungano per dare, e le stesse mani che si ritraggono dopo aver avuto. In un processo da latte alle ginocchia che nel 2010 sa di antico come la liscivia per il bucato.
E mentre li supero rapidamente, in un misto di stupore, rassegnazione e senso di colpa per il senso di superiorità che provo, non so se ridere o preoccuparmi del fatto che il nostro è un paese dolcemente e tristemente analogico.

0 commenti...: