Sogno Thriller

Sogno di stanotte, realmente avvenuto. Scena finale, l'unica di cui abbia memoria.
Interno negozio malfamato, chiaroscuri preponderanti e bottiglie di gionni uolcher in primo piano come da minimo sindacale. Il detective Sprout, rigorosamente di colore e icelofanato in un impermeabile ocretto lait, aveva una malformazione dalla nascita che lo aveva reso sordo: eppure, nel suo lavoro era un figo. Un po' per questo e un po' a causa dei metodi non proprio convenzionali,  era spudoratamente osteggiato dai colleghi, e guardato con diffidenza da quelli di Woscinton. Tutti, potendo, lo evitavano, tranne le donne che gli sbavavano dietro e il suo capo, cui tributava affetto in maniera elusiva e condita a suon di buffetti sul viso, pugni sulle spalle e calci nei maroni.
Il detective Sprout era non convenzionale anche nell'ammore.
Insomma, tornando al sogno, il detective strattona il tizio alla cassa e gli sussurra con parole insicure e biascicate ora fingerò di ucciderti.

Dall'altra parte, entrano dei tizi incappucciati, armati e visibilmente incazzati. Il piano è chiaro (almeno per me che sono il copyrighter del sogno): se tenteranno di sparare al detective, saprà da che parte stanno e avrà  risolto il caso del traffico di coca a Manhattan, delle zambracche del boss mafioso e pure del suo spazzolino scomparso che lo lascia sempre a casa di tutte le donne che tromba e poi non si ricorda neppure come si chiamano.
E invece, i tizi sparano al cassiere, che gli si affloscia tra le mani e crepa con gli occhi rigirati nel suo stesso sangue.
Poi è suonata la sveglia, e ci è voluto qualche attimo per riprendermi da un sogno tanto inconsueto e idiota. Col senno della veglia ho capito due cose. Primo, che il detective Sprout non ci aveva capito bellamente una mazza, e che quindi non eravamo alla scena finale. E due, che lo spazzolino stava da Shanina, la vicina di casa che ogni tanto gli fa le pulizie. 
Ma non lo confesserebbe mai nel film, perché Shanina è un po' una cozza.

Domani gradirei un bel sogno fantasy. Stessa ora, stessa rete (ortopedica).

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