Non è un peccato?

Ero presente: ne sia conferma la parola mia. Ha giurato che m'avrebbe amato, protetto, voluto. Ha piegato le leggi del tempo e dello spazio, vinto la gravità e deformato il destino per guarirmi dall'ansia e dal malumore, per fermare la natura, la vecchiaia, la strana mutevolezza del mondo. E' forse poco?
Per me ha scardinato e appesantito le leggi che cingono d'assedio la gioventù e la stritolano in morse della forma e potenza dei vortici, ha promesso l'eternità e la speranza, ha spergiudicato finanche Dio, pur di rendermi impermeabile ai giochi della fisica e dei numeri che scorrono in un senso.
Ha dato prova di convinzioni grandi come la somma di tutte le verità e perentorie come una cosa rotta, che è rotta per sempre, eppure dolci e desiderabili, benevole, ma inconcepibilmente deliziose ed indecifrabili per chiunque non l'abbia mai provate. Anche questo è troppo poco?
Per me ha spezzato le catene dell'uso e dell'abitudine, vincendo con coraggio gioie neglette a chi non le sa, ha rubato sogni allo stesso Morfeo, per farmene dono. Ha sgangherato quel poco di ordine che serviva all'universo per dire di funzionare, pur di vedermi felice nell'unico modo che conosceva.
E dopo tutto questo, ditemi, non è un peccato, non è un affronto, non è una invereconda imperfezione il fatto che per molti di voi non esista neppure?

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